Page 23 - A spasso con Bob
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Una decisione difficile
LE due settimane di terapia antibiotica stavano quasi finendo e Bob era
decisamente in forma. La piaga sulla zampa si stava rimarginando bene, le chiazze
sul mantello erano quasi scomparse, ora ricoperte da un bel pelo folto. Anche
l’espressione del muso era cambiata, gli occhi verde oro erano più luminosi, con uno
sguardo diverso, più felice.
Era decisamente avviato sulla strada della guarigione e il caos che regnava nel
mio appartamento ne era la conferma. Bob sembrava una trottola, tanto turbinava qua
e là. Si era sempre trovato a proprio agio in casa mia, fin dal primo giorno, ma
adesso era diventato una saetta che sfrecciava da un angolo all’altro e spiccava salti
come un indiavolato. Senza contare il fatto che morsicava tutto quello che gli
capitava a tiro, me compreso.
C’erano graffi e segni dei suoi dentini aguzzi su tutte le superfici di legno
dell’appartamento e anche sulle mie mani e braccia. A me non importava, sapevo che
non erano manifestazioni di cattiveria e che voleva soltanto giocare.
La cucina era diventata il suo campo di battaglia preferito. Grattava le ante dei
pensili o la porta del frigorifero nel tentativo di aprirle e arrivare così alle scorte di
scatolette, tanto che alla fine mi decisi a comprare dei lucchetti in plastica, come
quelli che si usano quando in casa ci sono bambini piccoli.
Dovevo anche fare attenzione a non lasciare nulla in giro che potesse considerare
un giocattolo: era capace di ridurre a brandelli un paio di scarpe o un golf nel giro di
pochi minuti.
Avevo avuto sufficiente esperienza con i gatti per riconoscere dei segnali
inconfondibili: era un giovane maschio con troppo testosterone in circolo. Inutile
girarci attorno: il mio amico Bob doveva essere castrato. Un paio di giorni prima
che la cura finisse, mi decisi a telefonare a una delle cliniche veterinarie
convenzionate, la Abbey Clinic.
Conoscevo i pro e i contro di mantenere «intatti» i suoi attributi, ma gli svantaggi
erano di gran lunga superiori. Se avessi deciso di non operarlo, i suoi ormoni in
taluni momenti avrebbero preso il sopravvento e non avrei potuto impedire al mio
Bob di battere le strade di Londra in cerca di femmine in calore. Questo significava
una cosa sola, cioè che sarebbe sparito per giorni, forse per settimane, con il rischio
di essere investito dalle auto o di restare coinvolto in una zuffa con altri gatti. Magari
era proprio per questo motivo che era rimasto ferito. I maschi sono molto gelosi del
loro territorio ed emettono un odore speciale per segnalare la propria «zona». Forse
Bob si era avventurato in campo avverso e ne aveva pagato il prezzo. A costo di
sembrare paranoico, dovevo anche tenere in considerazione il fatto che, in seguito a
una lotta cruenta, potesse contrarre qualche malattia come la leucemia felina, o la
FIV che è l’equivalente felina dell’AIDS. In ultimo, ma non certo per importanza, nel
caso in cui il mio pel di carota avesse deciso di restare a vivere con me, sarebbe