Page 115 - A spasso con Bob
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Il capostazione
LA vacanza era stata un vero toccasana. Erano anni che non mi sentivo più così
forte e sicuro e una volta ricongiunto con il mio Bob, mi sembrava di toccare il cielo
con un dito. In Tasmania avevo sofferto per la sua lontananza, avevo come
l’impressione che mi mancasse sempre qualcosa, ma una volta a casa quel vuoto era
stato colmato.
Riprendemmo subito le nostre abitudini, condividendo ogni aspetto della nostra
quotidianità. E, nonostante i tre anni di vita trascorsi insieme, Bob riusciva ancora a
sorprendermi.
Mentre ero via, avevo continuato a parlare di lui, raccontando a tutti quanto fosse
brillante. C’erano state delle volte in cui la gente mi aveva guardato come se fossi
matto, pensando quasi sicuramente: Ma dai, un gatto non può essere così
intelligente… Un paio di settimane dopo il mio rientro fu lui stesso a dimostrarmi
che la realtà superava la fantasia.
Fare i bisogni era sempre stato per Bob una seccatura: le cassettine che gli avevo
comprato erano finite subito nell’armadio a prendere polvere, perché ogni volta si
ostinava a voler uscire all’aperto. Negli ultimi mesi però mi ero accorto che aveva
ridotto il numero di volte che mi chiedeva di scendere in strada.
Preoccupato che potesse avere un problema, l’avevo portato dal veterinario di
Islington Green per un controllo, ma il medico mi aveva tranquillizzato dicendomi
che molto probabilmente si trattava di un cambio di metabolismo dovuto all’età.
La soluzione era meno scientifica e decisamente più divertente di quanto avessi
creduto. Ero appena tornato dall’Australia, quando una mattina mi alzai piuttosto
presto, dovevano essere le sei e mezzo, perché non mi ero ancora abituato al cambio
di fuso. Dalla camera da letto mi ero trascinato verso il bagno con gli occhi quasi
chiusi: la porta era accostata e mi era parso di udire dall’interno un flebile rumore.
Che strano, mi dissi, possibile che qualcuno si sia intrufolato in casa per usare la
toilette? Ma, una volta spalancata la porta, la sorpresa fu tale che rimasi a bocca
aperta.
Sembrava la scena di Ti presento i miei quando Sfigatto, l’amatissimo gatto di
Robert De Niro, fa i bisogni nel water, solo che questa volta non si trattava di una
finzione cinematografica. Probabilmente Bob doveva essersi stufato di scendere
cinque rampe di scale e, avendomi visto usare il water, aveva semplicemente
pensato di imitarmi.
Nel momento in cui si accorse che lo stavo fissando, mi lanciò una delle sue
occhiate fulminanti come a volermi dirmi: Embè, che c’è di strano? Sto facendo la
pipì, è normale, no? Ovviamente aveva ragione. Perché ero così stupito? Bob poteva
fare ogni cosa, non c’era da sorprendersi.
Molti abitanti di Angel avevano sentito la nostra mancanza. Durante la prima
settimana di lavoro in parecchi passarono a salutarci e con grandi sorrisi ci dissero: