Page 50 - Il mostro in tavola
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Spreco di cibo


           Pare che il cibo non basti mai per tutti. Aumentano gli indigenti (quasi 1 miliardo di

        persone nel mondo), eppure il cibo c’è, ma viene buttato letteralmente nella spazzatura. È
        la malattia di un’epoca fatta di abbondanza, sprechi, consumi insensati e valori sbagliati.
        Nel mondo la popolazione che soffre la fame è cresciuta di 80 milioni di persone negli
        ultimi  20  anni  (FAO,  State  of  food  in  security:  SOFI  2008).  Si  potrebbe  pensare  il
        contrario, che il progresso abbia risolto o quanto meno rallentato la fame, e invece no, gli
        affamati aumentano al posto di diminuire. Quelli della fame nel mondo sono numeri che
        non  ci  possiamo  più  permettere,  che  dichiarano  l’inefficienza  del  nostro  sistema
        alimentare  e  ci  fanno  comprendere  la  nostra  cecità.  Il  problema  di  tutto  questo  ha  un
        nome: spreco.

           Stiamo parlando di un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo, ovvero 1,3 miliardi di
        tonnellate all’anno (dati FAO). Ogni europeo in un anno spreca 179 kg, ognuno di noi
        getta via una quantità di cibo enorme e con esso le risorse impiegate per realizzarlo. L’hit
        parade  dei  consumi  è  così  suddivisa:  al  primo  posto  vanno  le  famiglie  con  il  42%  di
        spreco, al secondo i produttori con il 39%, al terzo la ristorazione con il 14% e al quarto i
        rivenditori con il 5%.


           Dodici  miliardi  di  metri  cubi  di  acqua  vengono  persi  con  il  cibo  sprecato:  è  un
        campanello di allarme che non smette di suonare. Giusto per fornire delle cifre più vicine
        al quotidiano, un hamburger di 100 gr da cui otteniamo 20 gr di proteine consuma 2500
        litri di acqua. Invece per produrre 100 gr di fagioli, da cui otteniamo più proteine rispetto
        all’hamburger, ovvero 23 grammi, si consumano solo 150 litri di acqua. Quindi ciò che
        scegliamo di consumare può avere una sua incidenza sullo spreco delle risorse. Secondo i
        dati di Last Minute Market, lo spin off dell’università dei Bologna divenuto famoso per
        aver trovato soluzioni intelligenti per risolvere lo spreco, gli italiani sprecano cibo per una
        cifra di 1.693 euro l’anno: è come se pagassimo una tassa salatissima senza saperlo. In
        Italia  gettiamo  via  una  quantità  di  cibo  capace  di  sfamare  44  milioni  di  persone,
        l’equivalente di tre quarti della popolazione italiana e di quella spagnola, come dichiara
        Andrea Segrè nel suo libro Il libro nero dello spreco in Italia.

           È come se in tutti questi sprechi si perdesse la speranza e in un certo modo venisse
        consumato il nostro futuro. Con la misura dello spreco si potrebbe arrivare indirettamente
        a misurare quanto futuro possiamo consegnare ai nostri figli. Un paio di dati ci possono
        chiarire il concetto di futuro disponibile. Se continuiamo a sprecare cibo, e la popolazione

        crescerà  arrivando  a  8  miliardi  di  persone  nel  2030,  la  nostra  pressione  sul  pianeta
        aumenterà,  e  lo  spreco  di  cibo  dovrà  essere  necessariamente  al  centro  delle  nostre
        attenzioni se vorremo sopravvivere. La spada di Damocle è rappresentata da altri due dati
        importanti: la quantità di terra arabile è passata da 0,38 ettari a testa nel 1970 a 0,15 ettari
        nel 2050, il 40 percento dei terreni coltivabili è eroso e compromesso a causa delle arature
        (fonte FAO ), stiamo accorciando pericolosamente la coperta!

           Nei paesi industrializzati vengono buttate 220 milioni di tonnellate di cibo, ovvero la
        quantità necessaria a sfamare l’Africa subsahariana. La perdita di cibo nei paesi poveri è
        una conseguenza della tecnica di raccolta, della conservazione, delle difficoltà climatiche,
        delle infrastrutture. Nei paesi sviluppati lo spreco è spesso legato al consumo domestico
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