Page 43 - Il mostro in tavola
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acquistare  i  chicchi  ancora  verdi  direttamente  dai  produttori,  per  saltare  tutte  le
        intermediazioni. Ero a una fiera di prodotti equosolidali e affini. Cercavo un caffè e trovai
        il loro piccolo banchetto: erano due ragazzi, una moka che sbuffava e qualche busta di
        caffè. Uno dei due aveva gli occhi svegli di uno che la sa lunga, che guarda il mondo con
        intelligenza. Mi offrono una tazzina di caffè che accetto volentieri. Sono coetanei, pionieri
        e sognatori. Mi piacciono subito. Dopo i primi sorsi iniziano a raccontarmi del caffè e dei
        suoi problemi, delle speculazioni in borsa. Il ragazzo dagli occhi vispi mi spiega la storia
        del mercato dei chicchi, con poche e semplici parole: «Il caffè viene acquistato talmente
        tante volte che la barca che trasporta il caffè prima che arrivi in porto ha nel frattempo
        cambiato  tantissimi  proprietari».  Mi  raccontano  che  erano  riusciti  a  trovare  il  modo  di

        acquistare direttamente da un produttore i chicchi verdi da tostare, e questa era stata la
        loro vittoria. Tornando al mercato della speculazione borsistica, di fatto avere così tanti
        interessi concentrati su un singolo prodotto porta a una forte volatilità dei prezzi. Così si
        gioca più che mai, investendo e scommettendo su un prodotto che finirà nella tazzina di
        milioni  di  persone  a  scapito  di  chi  l’ha  coltivato.  Storicamente,  il  prezzo  del  caffè  era
        legato  all’andamento  climatico,  tanto  che  il  clima  sfavorevole  era  sufficiente  a  fare
        crollare l’offerta e a comportare quindi dei disequilibri nel mercato. Con il passare del
        tempo  si  è  poi  trovato  il  modo  di  ottenere  una  certa  stabilità,  grazie  a  degli  accordi
        internazionali  sul  caffè,  un  sistema  basato  su  quote  massime  di  mercato  di  cui  i  paesi
        produttori  potevano  usufruire,  e  questo  per  proteggere  e  controllare  i  prezzi.  Sono  gli
        accordi  ICO  (International  Coffee  Organization),  che  stabilivano  i  prezzi  minimi  e
        massimi del caffè creando un effetto di stabilità.

           Nel 1989 tutto cambia e si torna al libero mercato. All’inizio i paesi produttori hanno
        messo  sul  mercato  tutte  le  scorte  disponibili  causando  il  crollo  dei  prezzi.  Emergono
        quindi tutte le criticità con effetti a cascata. L’estrema liberalizzazione ha mostrato tutta la

        sua aggressività con la speculazione selvaggia, dove il caffè viene acquistato prima della
        sua  reale  produzione,  grazie  ai  futures,  uno  strumento  finanziario  che  permette  di
        acquistare in anticipo le materie prime, così da poter speculare sull’eventuale aumento del
        prezzo. Quella dei futures è un tipo di manovra finanziaria che male si accompagna con la
        produzione agricola, la quale vive di incertezze e dinamiche differenti dalle frenesie del
        mercato.  Molti  attori,  come  in  una  grande  commedia,  si  affollano  intorno  alla
        compravendita  del  caffè,  dagli  speculatori  in  borsa  fino  a  personaggi  locali:  loschi
        cacciatori  di  caffè.  Tra  i  tanti  personaggi  lungo  la  lunghissima  filiera  vi  è  una  figura
        iniqua, spietata, un piccolo intermediario locale che viene chiamato Coyote, una persona
        dedicata  alla  compravendita  del  prodotto  al  miglior  prezzo.  Egli,  senza  controllare  la
        merce, arriva prima degli altri dal produttore ed è informato sugli andamenti della borsa.
        Esattamente come l’omonimo animale, è anche lui un predatore. Il Coyote del caffè vive
        di speculazione. Cerca di giocare tutto al ribasso, a volte presta il denaro ai produttori e li
        mette nella condizione di dovergli dare tutto il prodotto a un prezzo che non lascia spazio
        alla  contrattazione.  I  Coyote  a  volte  escludono  gli  agricoltori  anche  nella  raccolta,
        utilizzando i propri raccoglitori, che non si curano dei danni fatti alle coltivazioni.


           Lo stato delle coltivazioni infatti dipende anche dall’andamento del mercato: a quanto
        pare la migliore conduzione delle coltivazioni del caffè è strettamente dipendente dalle
        fluttuazioni  dei  prezzi.  A  prezzi  alti  corrisponde  una  maggiore  cura  delle  piante  e
        viceversa.
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