Page 42 - Il mostro in tavola
P. 42

Finanza e caffeina


           Bevo il caffè, a volte di fretta e a volte dove capita, quando posso, appena posso e molto

        spesso. Di ritorno a casa dopo una dura giornata è un piacere bere una bella tazza di caffè
        prima di dedicarsi nuovamente al lavoro ancora da terminare. Quando torno nella terra
        della mia famiglia e vado a fare il giro dei parenti, il caffè è il saluto obbligatorio, è il
        benvenuto, è un rituale a cui bisogna dire quasi sempre di sì; credo che si possa dire che
        sia un’usanza tipica delle regioni del Sud. Chiaramente questo giro tra i parenti finisce
        sempre nello stesso modo, con palpitazioni e sudore freddo, però è gradevole, e lo attendo
        un po’ con piacere. Quei caffè con gli zii che non vedi da molto tempo e che ti vedono
        cresciuto da una vita intera. Immagino al mio consumo di caffè e a quello delle tantissime
        tazzine delle persone che quotidianamente non vi rinunciano, e penso a quanto caffè viene
        prodotto. Penso alla sua importanza nei costumi quotidiani e a come la sua scoperta abbia
        cambiato molte cose. Soprattutto come il mio giro di saluti tra i parenti si sia trasformato
        in tour de force alla caffeina.

           Tra i prodotti alimentari e le bevande, il caffè rimane un mondo a se stante, si distingue
        infatti da tutte le altre bevande eccitanti (come il tè, il guaranà, il ginseng) per consumi e
        dimensioni economiche. Gli uomini bevono 1,7 caffè al giorno, mentre le donne 1,5. Il

        49% degli italiani nell’arco di una giornata beve caffè, e io rientro evidentemente in questa
        percentuale. L’81% di chi beve caffè ne beve almeno 3 al giorno, di cui più del 50% a
        colazione, il 34% tra i pasti e il 13% fuori pasto. Nella classifica generale, tutta italiana, è
        l’espresso a farla da padrone, visto che viene preferito dal 74% dei bevitori di caffè.

           Il  consumo  mondiale  si  attesta  sui  5,9  milioni  di  tonnellate  all’anno:  praticamente
        consumiamo tanto petrolio quanto caffè, fa impressione a pensarci. Il caffè è la bevanda
        più bevuta dopo l’acqua. Si tratta di una fonte economica ineguagliabile e nell’ambito del
        cibo è una delle più trafficate in assoluto: è la seconda commodity del pianeta terra. Si
        parla di 66 miliardi di tazze di caffè all’anno. I più grandi consumatori sono la Finlandia, a
        seguire la Svezia e la Svizzera – non lo avrei mai detto –, al sesto posto l’Italia e all’ottavo
        gli Stati Uniti.

           Lo spazio attraversato dalla coltivazione del caffè è di 5000 km, e raggiunge 80 paesi.
        Solo in Italia il giro d’affari della nera bevanda ammonta a ben 20.000 miliardi, cifre da
        capogiro.

           Qui inizia il bello: il lato economico del caffè è fatto di conti che non tornano. All’inizio
        degli anni ’90 il caffè era pagato ai produttori 12 miliardi di dollari rispetto ai 30 a cui
        veniva venduto sul mercato. Con il tempo la situazione è andata peggiorando: nel 2001 il
        caffè era acquistato per 5,5 miliardi di dollari e venduto per un valore di 65 miliardi di
        dollari. Il mercato del caffè ora si aggira intorno ai 90 miliardi di dollari.


           Il problema del caffè è proprio nel mercato. Un grande marasma di persone che bevono
        caffè, creano grandi interessi, dietro grandi interessi si struttura un mercato complesso, che
        allunga le distanze rendendole infinite in infiniti scambi e compravendite del prodotto su
        di un mercato virtuale che non fa altro che far salire il prezzo. Tempo fa ho conosciuto un
        gruppo di ragazzi che aveva messo in piedi una piccola torrefazione, mi è sembrato di
        parlare con dei corsari del caffè. Fuori dalle logiche attuali del mercato avevano deciso di
   37   38   39   40   41   42   43   44   45   46   47