Page 33 - Il mostro in tavola
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Latte e formaggi


           «È una bufala» è passata alla storia come espressione di uso comune che ha messo in

        cattiva luce uno dei formaggi più gustosi di cui il patrimonio italiano gode. Ormai se ne
        sono dimenticate le ragioni, però quando stiamo per acquistare una bufala, chiaramente
        siamo condizionati da questo modo di dire. Non è un condizionamento di cui non tenere
        conto, visto che la bufala è oggetto di attenzioni criminose. Per dare una dimensione del
        fenomeno, si parla di 8 milioni di kg di mozzarella di bufala taroccata, venduta anche con
        marchio DOP e sempre più spesso prodotta addirittura con latte congelato.

           Il  numero  di  tipi  di  formaggi  italiani  esistenti  è  enorme,  circa  400,  e  tra  questa
        moltitudine ne succedono di tutti i colori. Nel 2012, è nuovamente suonato il campanello
        d’allarme: la mozzarella è blu. Quando ho sentito la notizia ai giornali radio e televisivi
        sono  rimasto  interdetto,  e  forse  come  me  molti:  si  trattava  di  qualche  problema  con  la
        confezione, forse perdeva inchiostro? Come è possibile che una mozzarella diventi blu?
        Ho  pensato  a  una  trovata  pubblicitaria.  Come  fa  quella  purezza  bianca  e  innocente  a
        diventare  blu?  Un  incubo  orrendo:  aprire  una  confezione  di  mozzarella  non  era  più  un
        premio gustoso, ma un’improbabile e orripilante sorpresa. La mozzarella è diventata blu.
        Perché  sarebbe  dovuta  succedere  una  disgrazia  tale?  Lasciate  stare  la  mia  dolce

        mozzarella, mi verrebbe da gridare!

           Le  indagini  hanno  condotto  a  due  ipotesi:  la  prima  che  il  latte  utilizzato  per  la
        lavorazione  fosse  di  qualità  scadente,  congelato  oppure  in  polvere.  Un’altra  ipotesi
        accreditata è che l’acqua di lavorazione fosse contaminata. La mozzarella blu, per quanto
        esteticamente ripugnante, non risulta indigesta, anche se sfido chiunque a mangiarla. Il
        colpevole di questa colorazione inusuale è lo Pseudomonas fluorescens, un batterio che
        non risulta essere pericoloso per la salute dell’uomo ma mostra tutta la sua florida vitalità
        con il colore, ed è indigesto solo alla vista.

           La mozzarella, ormai diventata un prodotto da scaffale, che deve vivere per un lungo
        periodo immersa nella busta di plastica, ha un periodo di scadenza molto lungo, e questa è
        in parte la causa dell’affioramento di tale batterio; un altro fattore determinante sono le
        condizioni  della  temperatura.  Un  effetto  collaterale  di  una  filiera  lunga,  che  porta  un
        formaggio fresco a essere un prodotto nato per sopravvivere al tempo.

           La mozzarella blu non è niente a confronto di quello che è successo al latte. Tutto il
        mondo conosce lo scandalo del latte alla melammina.

           La melammina è un composto chimico utilizzato nell’industria per la realizzazione di
        materiali a base di resine per creare contenitori di vario tipo. A questo punto la domanda
        sorge spontanea: come ci è finita nel latte? La melammina fu scoperta da Liebig, la stessa

        persona  che  diede  vita  alla  teoria  sulla  legge  dei  minimi,  alla  base  della  moderna
        agricoltura. Una sostanza come la melammina, che ha un elevato contenuto di azoto, viene
        illegalmente  utilizzata  come  uno  speciale  integratore  nelle  diete  degli  animali,  proprio
        perché riesce ad aumentare le proteine nei prodotti da essi derivati. Peccato che ci siano
        delle  controindicazioni,  l’uso  della  melammina  contamina  anche  i  prodotti  stessi,
        causando dei danni alla salute dell’uomo, in alcuni casi anche dei decessi. In Cina, nel
        2009, 300 mila bambini rimasero intossicati e 6 morirono. Qualche anno prima un altro
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