Page 24 - Il mostro in tavola
P. 24
comprare?
Che il sapore dolce ci renda in qualche modo soddisfatti è fuori discussione, quindi
forse siamo stimolati ad acquistare qualcosa che sia ancora più dolce. È solo l’inizio di un
ragionamento. Per il resto possiamo proseguirlo davanti agli scaffali del supermercato
guardando le sigle sull’etichetta per vedere quante volte compaiono nei prodotti che
acquistiamo: E951 aspartame, E950 acesulfame-k, E952 ciclamato, E953 isomalto, E954
saccarina, E955 sucralosio, E957 taumatina, E959 neoesperidina.
In un articolo citato molte volte quando si parla di dolcificante, Pubblic Health: The
Toxic Truth About Sugar, pubblicato su «Nature» nel febbraio del 2012, emerge che i
dolcificanti oltre che essere nocivi creano dipendenza in chi li assume. Secondo uno studio
condotto da Francesco Leri, della University of Guelph, i dolcificanti utilizzati negli snack
e altri prodotti così detti junk food inducono a modifiche comportamentali simili a quelle
che si possono evidenziare nei tossicodipendenti. Nello studio condotto dal ricercatore
veniva somministrato del cibo spazzatura in modo illimitato ad alcuni topi da laboratorio e
questi hanno manifestato gli stessi sintomi dell’assuefazione da sostanze stupefacenti.
Preoccupante.
Non finisce qui, ben altre sorprese si celano nel mondo del dolce. Dietro allo zucchero
si combatte una battaglia economica, quella di Napoleone è stata forse una tra le prime
azioni per prevalere in un mercato che allora era ai primordi e oggi è arrivato a essere
sempre più articolato e complesso, portato avanti a colpi di strategie economiche e
politiche. Nel panorama della Comunità europea, lo zucchero si presta benissimo anche a
frodi e raggiri. Con una superficie di un milione di ettari e 16,7 milioni di tonnellate di
zucchero, solo nel 2009 sono stati fatturati sette miliardi di euro. L’Europa ha elargito 475
milioni di euro solo nel 2008 per mantenere alti i prezzi dello zucchero. In questa maniera,
l’Europa, nel tentativo di difendere il proprio prodotto e renderlo più concorrenziale
rispetto a quello proveniente dall’estero, crea una distorsione del mercato, facendo in
modo che lo zucchero importato costi il doppio del prezzo medio mondiale. Tutto questo
però provoca come effetto collaterale l’aumento delle frodi. Recentemente, nel 2013, i
prezzi del mercato estero sono crollati a causa del surplus: 52,9 dollari alla tonnellata
contro gli 800 euro dello zucchero raffinato europeo. Come hanno scritto Doreen Carvajal
e Stephen Castle per l’«International Herald Tribune», secondo l’ufficio antifrodi
dell’Unione Europea (Olaf) lo zucchero è oggetto di un grosso interesse economico, si
parla di un giro di 67 milioni di euro di concessioni tra il 2005 e il 2008, e tra questi molti
sussidi irregolari, e solo 34 di questi casi di truffa ammontano a 4,4 milioni di euro.
Dall’inchiesta dei due giornalisti francesi, emerge che parte delle truffe sia dovuta o
dipenda proprio dalla complessità delle regole del mercato europeo. Tra le varie truffe,
zucchero miscelato a tè e cacao, zucchero di barbabietola diluito con zucchero di canna
oppure le finte vendite e rivendite. Lo zucchero di canna viene aggiunto proprio a causa
dei sui costi inferiori rispetto allo zucchero di barbabietola. L’aggiunta invece di sostanze
tipo il tè e il cacao permetterebbe di risparmiare sulle tariffe doganali che sarebbero più
costose per il prodotto puro. Con la lavorazione si ottengono grossi risparmi e altrettanti
guadagni alla vendita. In altri casi, viene scambiato lo zucchero solo sulla carta, verrebbe
esportato per finta, corrompendo gli agenti doganali per ottenere dei falsi documenti che
attestino l’esportazione così da poter ricevere i sussidi all’esportazione.