Page 20 - Il mostro in tavola
P. 20
Fateci caso, quando siete davanti al banco della frutta quante varietà di frutti vedete?
Poche. Per ogni frutto le varietà che trovate si contano sulle dita di una mano. La frutta è
di fatto scomparsa; secondo i dati dell’ISPRA, negli ultimi 100 anni abbiamo perso il 75%
della frutta. Scegliamo i pochi frutti che sono disponibili e tra questi facciamo anche una
scelta spesso molto ristretta e in molti casi preferiamo non acquistarla per risparmiare.
Stanno scomparendo anche i parenti selvatici della frutta, ovvero quelle piante non
domesticate che sopravvivono nei boschi ma che per la presenza sempre più invasiva
dell’uomo stanno diminuendo di numero. Secondo la FAO entro il 2055 perderemo tra il
16 e il 22% delle specie selvatiche, e questo significa perdere in un certo modo la nostra
assicurazione sulla salute.
Per tali ragioni l’Italia è stata indicata come hot-spot della biodiversità. Gli hot-spot
della biodiversità sono 34 luoghi della terra in cui vive la maggior parte della biodiversità.
Nei 34 punti caldi vive il 44% di tutti i vertebrati terrestri e il 35% di tutte le piante.
La scomparsa della frutta è una tendenza pericolosa se sommata alla perdita delle
varietà selvatiche; dal 1800 a oggi sono sparite più di 6000 varietà di frutta coltivate, a
partire dalle 8000 iniziali conosciute. La frutta si è meritata anche un museo: a Torino,
infatti, è stato realizzato un museo della frutta, dove sono conservati ben 1021 varietà di
frutti antichi, tutto questo perché la frutta cambia e si perdono nel tempo tutte quelle
varietà coltivate localmente che nascevano con una logica differente dalla
standardizzazione attuale, ovvero creare delle varietà che rispondessero meglio
all’ambiente in cui veniva coltivato il frutto. Oggi sono cambiati i presupposti. Si coltiva
in funzione delle esigenze di mercato, della logistica e della resistenza alla conservazione.
Tra i frutti che più sono stati adattati a questi parametri ci sono le mele, le quali hanno
subito una pressione selettiva fortissima, tanto che oggi l’80% della produzione è retta da
solo 4 varietà per altro provenienti da altri Stati, visto che sono varietà americane,
australiane e neozelandesi.
In aggiunta a tutto ciò la frutta è sempre meno presente nei nostri menù, per diverse
ragioni.
Negli ultimi 10 anni gli acquisti di frutta sono diminuiti del 22%. Gran parte della colpa
è dovuta ai prezzi, che aumentano per colpa della distribuzione in cui assistiamo a troppi
passaggi d’intermediazione, mentre gli agricoltori vedono diminuire sempre di più il
prezzo della frutta, fino al 30% in meno solo nell’estate del 2011. Questo spinge sempre di
più i produttori italiani a lasciare la frutta a marcire sotto il sole. Secondo il XIII Rapporto
di SOS impresa, i prezzi della frutta sono triplicati e la causa di tutto questo è la
criminalità organizzata, che ha una fortissima presenza soprattutto nel trasporto, che per
l’86% avviene su gomma. Tutta la filiera agroalimentare è compromessa. I prezzi di
acquisto degli agricoltori vengono abbassati, le numerose intermediazioni invece fanno
alzare i prezzi di acquisto finali costringendo i consumatori a rinunciare alla frutta, il cui
rincaro pone in fondo alla lista il suo consumo che chiaramente risulta meno appetibile di
un’altra forma di dessert che apparentemente costa di meno. Il controllo della criminalità è
così ben organizzato da riguardare l’intera filiera: dalla raccolta, al trasporto, allo
stoccaggio. Il potere delle organizzazioni criminali è anche quello di disporre di grandi
liquidità, aspetto che le pone in una situazione di forte vantaggio.