Page 16 - Il mostro in tavola
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genuina incoscienza e la meschina cruda realtà. La parola che conosciamo è: metanolo.
        Ma  qui  usciamo  dalla  questione  di  trasparenza  per  entrare  in  un’altra,  quella  della
        criminalità.  Il  18  marzo  del  1986  accade  qualcosa  che  sconvolge  l’intero  settore
        alimentare. Ci sono state 16 vittime ed è l’alcol metilico a portare a questi tragici risultati.
        Per prendere una scorciatoia, per aumentare la gradazione alcolica, è stato aggiunto nel
        vino  da  alcuni  produttori.  Anche  se  naturalmente  presente  nel  vino,  generalmente
        nell’ordine degli 0,6 e 0,15 ml su 100 ml di alcol etilico, diventa pericoloso sopra i 25 ml.
        Lo scandalo sconvolse a tal punto gli ambienti del vino made in Italy da cambiarne le sorti
        e il destino; in un certo senso, però, portò a dei miglioramenti, come effetto di risposta, e
        lo fece ritornare in auge, al punto che ai giorni nostri il vino italiano gode ormai di una

        posizione affermata nel mondo. Nel 2008 un altro scandalo fece emergere nuovamente le
        vecchie paure, il settimanale «L’Espresso» pubblicava un’inchiesta dal titolo Velenitaly,
        denunciando un maxisequestro di vino contenente tracce di concimi, acqua, zucchero e
        acido muriatico. Nuove paure, nuove scorciatoie.

           Ben lontano da questi crimini vi è la storia di un moderno Lupin, che, diversamente dal
        personaggio della penna di Maurice Leblanc, ha tutt’altro fascino. Il suo nome è Rudy
        Kurniawan,  una  figura  controversa  che  ha  saputo  vendere  bottiglie  di  vini  scadenti
        facendoli passare per vini da migliaia di dollari, battuti all’asta quasi come delle opere
        d’arte. Raccontata sul «New York Magazine» dal giornalista Benjamin Wallace, la storia
        di Rudy Kurniawan è la sintesi perfetta delle contraddizioni in cui si trova immischiato il
        vino, una bevanda che è diventata sempre di più una star gastronomica a volte incompresa
        trattata più come un trofeo da safari che come un compagno di viaggio e a volte forse
        troppo sconosciuta anche da chi vorrebbe vivere l’esperienza del vino da neofita senza la
        pazienza di imparare a conoscerne i segreti fino in fondo, bruciando le tappe.

           Nel calice ci sono storie che si possono raccontare, persone che raccontano queste storie
        e produttori che producono vino. Il vino è cultura e coltura. Se si tradisce la bevanda della
        verità comunque prima o poi si viene a sapere.

        1 Agnese Codignola, Sai cosa c’è nel tuo vino?, «L’Espresso», 13 luglio 2012, http://espresso.repubblica.it/dettaglio/sai-
        cosa-ce-nel-tuo-calice/2186926

        2        Giuseppe        Trisciuzzi,     Il       vino       tra       additivi       e       coadiuvanti,
        http://trashfood.com/2006/04/28/il_vino_tra_additivi_e_coadiuv/
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