Page 13 - Il mostro in tavola
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Vino mistificato


           Attendere,  avere  pazienza,  ascoltare,  imparare,  osservare  la  magia  che  trasforma  un

        grappolo d’uva in vino, intuito e conoscenza profonda. Tra gli ingredienti vi è anche il
        rispetto verso la terra, una fiducia verso la natura e la sua volontà. In un bicchiere di vino
        si racchiude l’essenza della terra. È possibile solo con una lunga esperienza e un’ottima
        preparazione dare vita a un buon vino, una sintesi perfetta che in una bottiglia riesce a
        racchiudere  il  senso  del  territorio,  di  una  vita  e  di  una  storia.  Oggi  l’esperienza
        dell’enologia e della viticoltura sta definitivamente mettendo le basi per una cultura del
        cibo alta e di grande contenuto.

           Così, mentre il mondo dell’enologia trova una via verso la nobilitazione del gusto e lo
        sviluppo  di  una  tecnica  sempre  più  affinata  per  donare  carattere  e  unicità  al  vino
        rendendolo prodotto d’eccellenza, per altri versi molte cose cambiano, e cresce l’ingegno
        per dare vita a nuovi processi. Il mondo si è diviso tra vino così detto naturale e vino
        convenzionale.  Quando  citiamo  quest’ultimo,  parliamo  di  un’alchimia  complessa  e
        difficile  da  decifrare,  solo  gli  esperti  del  settore  possono  arrivare  a  comprendere
        l’impenetrabilità  della  sua  vera  ricetta.  Perché  si  può  dire,  senza  «colpo  ferire»,  che  si
        tratta di una vera e propria ricetta di cui non conosciamo gli ingredienti. Nella storia del

        vino,  infatti,  sono  stati  utilizzati  molti  prodotti,  a  volte  illeciti  e  a  volte  no,  che  con  il
        tempo sono stati resi noti e stigmatizzati come pessime scorciatoie.

           Nei  primi  anni  del  2000  si  sentiva  parlare  di  nuove  tecniche  che  arrivavano
        dall’Australia. Ed ecco che nelle botti di vino finivano dei trucioli di legno; c’è chi diceva
        che  fosse  piuttosto  una  moda  oppure  una  semplificazione  del  processo,  chi  invece  un
        modo goffo per donare aroma velocemente a un vino di poco carattere. Un po’ come dire:
        vorrei avere una Ferrari e allora dipingo la 500 di rosso… Non è proprio la stessa cosa.

           La  trovata  di  aggiungere  i  trucioli  di  legno  nel  vino,  i  così  detti  «cheap»,  ha  la  sua
        giustificazione nel voler dare quel gusto aromatico di legno tipico del vino affinato in botti
        pregiate. I trucioli riescono solo in parte nell’operazione donando un sentore di tostatura
        senza raggiungere la complessità degli aromi sviluppati da una botte di barrique.

           Non è però un’invenzione recente; infatti, pare che l’usanza di immergere del legno nel
        vino fosse già in voga in Piemonte nell’800, utilizzando il pioppo come essenza legnosa.
        Lo scopo però non era solo quello di aromatizzare ma di completare le fermentazioni e di
        migliorare la limpidezza del vino. A ogni epoca le sue tecniche.

           Lo scopo dei trucioli di legno odierni è quello di rilasciare i tannini gallici. Prima di
        tutto  cosa  sono  i  tannini?  Sono  naturalmente  presenti  nel  vino,  detti  tannini  endogeni
        quando provengono dalle bucce degli acini. I tannini sono i composti che ci danno quella

        sensazione  di  palato  e  lingua  legati,  un  senso  di  ruvido,  dovuto  principalmente  al  loro
        effetto  astringente.  I  tannini  esogeni  invece  provengono  dalle  botti  (generalmente  in
        rovere,  castagno).  Sono  protagonisti  importanti  del  vino,  perché  donano  aromi  come
        vaniglia,  cioccolato,  spezie.  Tra  i  tannini  esistono  anche  i  tannini  enologici  aggiunti,
        consentiti per legge (regolamento CE 1493/99). Fino a una ventina di anni fa il tannino
        aggiunto più utilizzato veniva estratto dalle galle, ovvero le escrescenze provocate dalle
        punture di un insetto parassita (degli imenotteri cinipedi). L’utilizzo dei tannini ricavati
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