Page 17 - Il mostro in tavola
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Succhi senza frutta


           Una foto di alcune donne del Centro America, in abiti tipici, intente a macinare in un

        grosso  recipiente  un  pastone  rosso.  Un  colore  brillante,  sanguigno.  Il  rosso  carminio;
        esattamente lui. Qual è la connessione tra queste donne e il succo di frutta alle arance
        rosse di Sicilia?

           Dactylopius coccus  è  la  chiave  del  mistero.  Un  piccolo  insetto  rosso,  della  famiglia
        delle cocciniglie. Come c’è finito un insetto nel succo d’arancia?

           Dell’allevamento  di  questo  speciale  insetto  se  ne  perdono  le  tracce  nel  tempo.  Nel
        Messico,  in  età  precolombiana,  si  allevavano  già  da  tempo  prima  dell’arrivo  degli
        spagnoli, i quali trovarono un fiorente commercio del colorante estratto dal corpo delle
        femmine gravide di questi insetti. I conquistadores videro l’allevamento degli insetti su
        delle piante mostruose, descritte così nelle cronache perché i fichi d’india erano ancora
        sconosciuti a quei tempi. Nonostante la stranezza della loro scoperta non si lasciarono di
        certo  scoraggiare,  tanto  che  crearono  un  monopolio  dedicato  all’allevamento  della
        cocciniglia. Con la fine della dominazione spagnola, le piante di fico d’india, così come le
        cocciniglie,  si  diffusero  per  il  mondo.  L’interesse  verso  questi  piccoli  insetti  è  dovuto
        all’acido carminio, da cui si ricava il colorante impiegato anche nell’industria alimentare.

        Qualche  secolo  dopo,  furono  in  molti  a  voler  impiantare  gli  allevamenti  degli  insetti
        «coloranti»  in  altri  paesi.  Anche  in  Sicilia  e  in  Sardegna  si  provò  ad  avviare  degli
        allevamenti di cocciniglie, ma senza grandi risultati. E pensare che quando si guarda una
        bella confezione di succo d’arancia rossa viene in mente il sole della Sicilia, calda terra,
        con frutti gustosi e ricchi di vita e salutare benessere. L’arancia succosa tagliata a metà
        stampata sull’etichetta dei succhi di frutta non è sempre ciò che vuole apparire.

           Il  carminio,  un  colorante  meglio  conosciuto  come  E120,  è  di  fatto  ricavato  dalle
        cocciniglie essiccate e polverizzate: attraverso un processo di estrazione viene ottenuto il
        colorante  rosso.  Per  ottenerne  1  kg  servono  100.000  cocciniglie.  Le  antocianine
        naturalmente presenti nelle arance sono le responsabili della colorazione rossa tipica degli
        agrumi famosi nel mondo per le loro ineguagliabili qualità organolettiche. La presenza di
        antocianine è dovuta a particolari condizioni di maturazione del frutto, che si ottiene con
        giorni  caldi  e  notti  fredde:  sono  infatti  questi  sbalzi  di  temperatura  a  permettere  lo
        sviluppo  delle  antocianine  donando  quel  colore  che  ha  reso  le  arance  rosse  di  Sicilia
        uniche  nel  loro  genere.  Da  un  recente  studio  condotto  dal  Centro  di  Ricerca  per
        l’Agrumicoltura e le Colture Mediterranee emerge che questa peculiarità delle arance è

        probabilmente  dovuta  a  una  mutazione  avvenuta  con  l’adattamento  della  pianta  delle
        arance una volta arrivata dalla Cina nel Mediterraneo, dove avrebbe trovato condizioni
        naturali  particolari.  Una  particolarità  che  abbiamo  imparato  con  il  tempo  a  considerare
        sinonimo di qualità, ragione per cui siamo spinti ad acquistare un succo d’arancia rosso,
        senza però sapere che quel rosso è in realtà artefatto.

           Non è l’unica cosa che non torna in quelle splendide bevande colorate e gustosissime.
        Oltre  al  colore  non  naturale,  sebbene  si  tratti  di  succhi  di  frutta,  in  realtà  scopriamo
        leggendo  molto  attentamente  l’etichetta  che  si  tratta  di  bevande  «al  gusto  di  frutta».
        Bisogna fare attenzione, per legge quando compaiono le parole «al gusto di» siamo sicuri
        che il contenuto di frutta di quelle bevande non supera il 30%, e che in alcuni casi arriva al
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