Page 21 - Il mostro in tavola
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Il  fenomeno  porta  inevitabilmente  a  un  aumento  sempre  più  crescente  dei  prezzi,
        incidendo  così  sullo  stile  di  vita  delle  persone,  anche  di  una  popolazione  come  quella
        italiana  che  nasce  nella  nazione  della  dieta  mediterranea.  Siamo  costretti  a  lasciare  da
        parte le tradizioni del buon mangiare e i tesori della terra, come la frutta di cui l’Italia è
        molto ricca in termini di disponibilità potenziale.

           Il problema di una dieta povera di frutta è una questione seria, tanto che l’Europa ha
        deciso di investire molte risorse. Alla base del problema c’è una popolazione soprattutto
        composta di bambini che stanno aumentando di peso: in Europa sono 5 milioni i bambini
        affetti da obesità infantile e 22 milioni quelli sovrappeso. Un grande problema riguarda la
        dieta composta sempre più da merendine e prodotti ricchi di grassi, zuccheri e sale. Tra il
        2009  e  il  2010,  per  distribuire  più  frutta  nelle  scuole,  l’Unione  Europea  ha  deciso  di
        investire qualcosa come 33 milioni di euro, in realtà solo un terzo dei 90 milioni messi a
        budget inizialmente.


           La cosa che più ci deve fare riflettere è come sia possibile che consumiamo sempre
        meno frutta in un paese dove se ne produce in abbondanza, tanto da esportarne in misura
        sempre crescente. Il 70% delle esportazioni nel comparto ortofrutta è costituito solo dalla
        frutta, dove fanno la parte del leone le mele (30%), l’uva da tavola (16%), le pesche (12%)
        e  i  kiwi  (11%).  Si  parla  di  almeno  tre  quarti  di  ciò  che  produciamo  nei  nostri  campi.
        Esportiamo ma consumiamo sempre meno. In Italia, il 23% dei bambini è sovrappeso e il
        12%  è  obeso.  Questi  dati,  pubblicati  dal  Ministero  della  Salute,  ci  dicono  che  non
        consumiamo più alimenti salutari. Di fronte a queste cifre, anche l’Italia ha dovuto aderire
        alle proposte dell’Europa per aumentare il consumo di frutta. Per convincere i giovani a
        consumare frutta, in Italia nell’anno scolastico 2009/2010 sono stati spesi 26 milioni di
        euro di cui 15 milioni comunitari e 11 milioni nazionali.

           Frutta  e  verdura  dovrebbero  essere  una  parte  importante  della  nostra  dieta:  come
        conferma  l’Organizzazione  Mondiale  della  Sanità,  per  avere  una  dieta  sana  bisogna
        consumare più volte al giorno frutta e verdura fresca per un totale di 400 grammi al dì.
        Anche se credo che sia molto difficile raggiungere questa quantità. A volte è il tempo, a

        volte è l’acquisto sbagliato, quando diamo più spazio nel carrello a carne, pasta e pane o
        altro. Come conferma il rapporto dell’Osservasalute del 2011, gli italiani per la crisi hanno
        tagliato  sull’alimentazione,  e  in  particolare  su  frutta  e  verdura;  per  la  legge  del
        contrappasso, tagliare su frutta e verdura può sembrare un risparmio immediato ma non lo
        è nel futuro della nostra salute, e allo stesso tempo rende i prezzi ancora più alti. Angurie e
        albicocche sono salite dell’11%, ciliegie, meloni e pesche sono cresciute del 7%, del 5% e
        del  4%  nel  2013  rispetto  al  2012.  La  soluzione  suggerita  da  Coldiretti  è  come  sempre
        acquistare frutta di stagione e locale, per evitare anche eventuali sprechi. La produzione
        dovrebbe essere verificata sulle etichette e si dovrebbe acquistare frutta non importata ma
        soprattutto della giusta stagione.

           Il problema è che quando acquistiamo frutta spesso lo facciamo sbagliando la stagione,
        proprio  per  l’abitudine  di  trovare  sul  banco  qualunque  tipo  di  prodotto  proveniente
        dall’altro capo del pianeta.

           La frutta fuori stagione è un costo per tutti. Prima di tutto è una follia economica. Per
        fare alcuni esempi: acquistare fuori stagione delle albicocche può costare 20 euro al kg, le
        pesche  15  euro,  e  le  ciliegie  30  euro  al  kg.  Poi  c’è  il  costo  ambientale  ed  energetico:
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