Page 14 - Il mostro in tavola
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dalle  galle  è  quello  di  chiarificare  il  vino,  ovvero  eliminare  tutte  le  particelle  in
        sospensione che lo rendono torbido.

           Tornando  ai  nostri  trucioli  di  legno,  sono  stati  regolamentati  e  ammessi  dall’Unione
        Europea. Questo ha fatto a suo tempo grande scalpore, ed è stato visto come un pericolo
        per  il  vino  di  qualità  perché  significava  mettere  sul  mercato  un  prodotto  che  avrebbe
        potuto essere facilmente scambiato con un vino in barrique. Ovviamente, lavorare con i
        trucioli di legno ha il grande vantaggio economico di far risparmiare fino all’80% dei costi
        di gestione. C’è chi si appella al cambiamento degli stili di produzione del vino, per cui
        l’uso dei trucioli scomparirà velocemente vista la diminuzione della richiesta da parte del
        mercato dei vini con forte sentore legnoso. Così anche l’uso del barrique sta iniziando a
        essere rimpiazzato da botti molto più grandi e in alcuni casi da vasche di cemento già
        molto usate in Francia.

           Il vino è un prodotto che nasce grazie a tecniche enologiche che con il tempo possono

        cambiare, questo è un dato di fatto. D’altra parte però chi lo consuma può chiedere a gran
        voce di essere sempre più informato e avere un’etichetta sempre più trasparente, chiara e
        facile da leggere.

           Il vino infatti non riporta nessun ingrediente nell’etichetta. Tra gli ingredienti che oggi
        troviamo in etichetta ci sono solo i solfiti, come indicazione generica. Quando un vino
        riporta la dicitura «contiene solfiti» non ne viene indicata la quantità. Sono un prodotto
        naturale della fermentazione ma a volte vengono aggiunti nel vino. Ma perché vengono
        aggiunti i solfiti? Hanno una funzione antiossidante e antisettica, limitano lo sviluppo dei
        batteri  e  dei  lieviti,  bloccando  quindi  le  fermentazioni  al  momento  giusto.  Quando
        l’anidride  solforosa  (da  cui  derivano  i  solfiti)  supera  i  10  mg/l,  deve  essere  indicata
        nell’etichetta la dicitura «contiene solfiti». Il limite di legge in Italia è di 160 mg/l per i
        vini  rossi,  220  mg/l  per  i  vini  bianchi  e  400  mg/l  per  i  vini  dolci.  Mentre  per  i  vini
        biologici le soglie sono più basse: 60 mg/l per i vini rossi, 80 mg/l per i vini bianchi, 120
        per i vini dolci (Art. 65 comma 1 del Regolamento CE 822 del 16 marzo 1987). L’OMS
        (Organizzazione  Mondiale  della  Sanità)  ha  stabilito  la  DGA  (Dose  Giornaliera

        Accettabile) a 0,7 mg di SO2 giornalieri per kg di peso corporeo. Sono in molti a temere
        di superarla con qualche bicchiere di vino.
           A prescindere dai quantitativi, i solfiti sono stati sospettati di provocare diverse reazioni

        negative nel fisico; secondo Cinzia Le Donne, nutrizionista dell’Istituto Nazionale per la
        Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione (INRAN): «I solfiti sono stati riconosciuti come
        responsabili  di  possibili  reazioni  pseudo-allergiche,  che  danno  sintomi  sovrapponibili  a
        quelli che si osservano nelle allergie, ma senza che vi sia un coinvolgimento del sistema
        immunitario.  Gli  asmatici  sono  particolarmente  sensibili  nei  confronti  dei  solfiti,  e
        possono manifestare crisi respiratorie dopo l’assunzione più o meno gravi fino allo shock
        anafilattico. Nelle persone non asmatiche i sintomi possono essere soprattutto cutanei e
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        gastrointestinali» .  Quindi  per  gli  asmatici  è  consigliabile  evitare  i  prodotti  con  solfiti
        aggiunti, indicati in etichetta. Non limitiamoci a pensare che solo il vino contenga solfiti.

        Anche i succhi di frutta, gli alimenti conservati e la frutta fresca che riportano in etichetta
        le seguenti sigle: E220, E221, E228 li contengono.
           Persino l’aggiunta dei solfiti non è una scoperta recente, i primi a utilizzarli furono i

        commercianti olandesi nel 1700, i quali scoprirono che il vino trattato con lo zolfo riusciva
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