Page 76 - La cucina del riso
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Piemonte




                 composte  da  riso  cotto  mischiato  con  mandorle  dolci,  farina,  cannella,
                 raspatura di limone e fatte friggere nel burro.
                     Passando ai ricettari dell’800, Giovanni Vialardi, aiutante Capo Cuoco
                 dei re Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, ci consegna, nel suo Trattato di
                 cucina (1854), una cinquantina di piatti con il riso.
                     La “minestra di castagne bianche col riso”, ad esempio, è tale e quale
                 la gustosa minestra di riso, latte e castagne che nel periodo autunnale e
                 invernale si cucina nelle zone collinari e montane del Piemonte. La “zuppa
                 di riso alla cittadina” e il “risotto con cipolle alla casalinga” non sono altro
                 che il classico risotto nostrano, come il “risotto alla piemontese” con i tar-
                 tufi bianchi. “Bella e buona” era la “zuppa de petits nourris à la capucine”:
                 si preparava formando piccole polpette di risotto avviluppate in foglie di
                 cavolo sbollentato e si facevano cuocere “di un bel colore biondo” con un
                 po’ di burro nel forno, quindi, poste nella zuppiera, si versava sopra un buon
                 brodo caldissimo.
                     “Sani ed eccellenti” erano i “croccanti di riso farciti”: mischiando insie-
                 me riso cotto in buon brodo, burro, parmigiano, pepe e spezie, si formavano
                 delle “pallottole” con all’interno un buon “ragoût” e dopo averle rotolate un
                 poco nel pane grattugiato, intrise nell’uovo sbattuto e “appanate”, venivano
                 fritte al momento di servirle.
                     “Oca farcita alla novarese”: “prendete una bell’oca giovine, tritate tre
                 ettogrammi di coscia di vitello, altrettanto di buon lardo, un po’ di prezze-
                 molo, una cipolla, sale, pepe, spezie, grosso un cece d’aglio, tutto ben trito,
                 unite due ettogrammi di riso, unito bene con la farcia, empite l’oca, cucitela
                 di bella forma e fatela cuocere; cotta tenera d’un bel colore dorato, servitela
                 sopra un buon riso”.
                     Nella pasticceria troviamo, tra altri dolci, il “podingo di riso all’aran-
                 cio”: il riso, bollito per tre minuti, veniva poi “cotto tenero” con burro,
                 “fiore di latte”, latte e zucchero, cui si aggiungevano uva di Smirne, uva
                 passa, cedro candito, uova intiere ben sbattute; il tutto veniva amalgamato e
                 fatto cuocere in uno stampo imburrato “a bagno di maria” e poi servito con
                 una crema all’arancia.
                     Altro grande cuoco dell’800 piemontese, François Chapusot, al ser-
                 vizio  dell’ambasciatore  d’Inghilterra  a Torino,  nel  suo  libro  La  cucina



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