Page 31 - La cucina del riso
P. 31

Introduzione




               nelle parti del mondo, secondo i tipi di cucina e non da ultimo per l’evolu-
               zione del gusto. Tipica è la recente avanzata del gusto “al dente”. Vi sono
               popolazioni e cucine che prediligono varietà di riso che, dopo la cottura,
               sono appiccicose e collose (tali ad esempio da poter essere mangiate con i
               bastoncini) o con i granelli ben separati.
                    Importante è la classificazione del riso in base al contenuto d’amilosio
               (analisi amilografica), come la temperatura di gelatinizzazione. In proposito
               vi sono test specifici per valutare queste e altre caratteristiche.

               Lavorazione del riso
                    Dalle sue origini a oggi, a differenza degli altri cereali come frumento
               e mais, dove la lavorazione ha la finalità di ottenere una farina, per il riso
               l’obiettivo è  di  mantenere i  chicchi  interi.  Il  processo  artigianale  prima,
               industriale poi, non modifica i chicchi che arrivano dal campo, ma si limita
               a pulirli e a rimuovere gli strati superficiali mediante un’abrasione meccani-
               ca, per renderli commestibili, senza alcuna sostanza aggiunta.
                    In modo schematico, nella prima parte della lavorazione del riso, si
               usano dei “pulitori” che, dal risone che arriva dal campo, eliminano paglia,
               terra, pietruzze e quant’altro. Successivamente, si esegue la “decorticazio-
               ne”, che elimina la lolla dal chicco. Una volta si faceva nel mortaio, oggi
               con una macchina speciale (“sbramino”). Segue la separazione dalla lolla e
               da granelli verdi non ancora maturi.
                    Nella seconda parte della lavorazione, avviene la “sbiancatura”, una
               raffinazione che elimina i tegumenti esterni (pericarpo) dei chicchi. Un
               tempo era eseguita con la “pila”, una sorta di mortaio di pietra nel quale
               agiva un pestello di legno con punta corazzata di metallo. Serie di pile
               erano azionate da un mulino ad acqua, governato dal “piloto” (al quale
               era anche attribuita la ricetta del “Riso alla pilota”). La pila è stata per
               breve tempo sostituita dalla macchina chiamata “elica”, poi dall’altra det-
               ta Amburgo, dal nome della città dove era costruita, e che opera con un
               cono abrasivo o a smeriglio. Oggi si opera con macchine sbiancatrici di
               ultima generazione, d’origine giapponese. Dal granone è staccata la parte
               esterna (pericarpo o pula) e il germe o embrione. Al termine si eseguono
               la separazione dei chicchi rotti e un controllo finale.



             30                                                    Accademia Italiana della Cucina
   26   27   28   29   30   31   32   33   34   35   36