Page 287 - La cucina del riso
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Molise




               nel latte e in quella in brodo. Per il riso con il latte, non manca l’avvertenza
               che “se non si uolta sempre colla cocchiara, o se si cessasse un poco, porta
               pericolo il riso di attaccarsi sotto il fondo del tiano, o pigliare di fumo”.
               Di fronte a queste annotazioni, resta solo da decidere se sia più profumata
               la preparazione del piatto o la lingua che la descrive.
                    Partendo da questo filone gentilizio, il riso entra nella cucina delle buo-
               ne maniere che non solo i ceti nobiliari e possidenti, ma gradualmente anche
               i  borghesi  delle  professioni  liberali  acquisiscono,  per  influenza  culturale
               della società napoletana, polo di attrazione e luogo di studi e professioni
               fino alla Seconda guerra mondiale, nonché, come all’inizio si è detto, per le
               letture artusiane e di Petronilla, che nella prima metà del Novecento prendo-
               no piede anche nelle famiglie molisane. Una testimonianza diffusa viene dai
               ricettari di famiglia, nei quali si sedimentano gli esiti degli scambi epistolari
               che si svolgono tra città e provincia e confluiscono gli insegnamenti di eco-
               nomia domestica e gastronomici che le figlie di buona famiglia ricevono
               nei collegi napoletani. Sono di chiara derivazione artusiana, per esempio, le
               pallottoline di riso in brodo che si gustano in diverse case di Campobasso,
               Santa Croce di Magliano e Rotello, e di derivazione petronilliana il piatto di
               riso e uova che si prepara nelle famiglie di Sepino e Lucito. Un’altra occa-
               sione di conoscenza e di osmosi è costituita dai ricevimenti pubblici che,
               soprattutto a Campobasso e Isernia, vedono la presenza di gelaterie e case
               dolciarie napoletane, che proiettano nelle province finitime un più articolato
               modello di piatti, preparazioni e modi di apparecchiare.
                    Attraverso questi molteplici canali, il riso arriva sulle tavole dei moli-
               sani attraverso sofisticate preparazioni, alcune delle quali, particolarmente
               nel comparto dolciario, tendono a radicarsi, soprattutto se legate a qualcuna
               delle grandi feste dell’anno, diventando così un elemento di una tradizione
               acquisita e consolidata, anche se non originaria. In questo senso, un esempio
               di piatto ricco e ricorrente in molte famiglie molisane, certamente mutuato
               dalla tradizione napoletana dove è già presente nell’opera di Cavalcanti e di
               Corrado, è il sartù di riso. Piatto di straordinaria ricchezza e sapidità, prepa-
               rato con riso condito con abbondante ragù, farcito di minuscole polpettine
               passate prima in padella e poi nel sugo, abbondanti fettine di scamorza pas-
               sita, uova sode tagliate a pezzetti e poi infornato a mo’ di timballo, finché



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