Page 246 - La cucina del riso
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Lazio
altre regioni, pur rivolgendo lo sguardo alla tradizione romana. Come tutte
le novità, queste nuove ricette lentamente si integrarono anche nella cucina
romana del Novecento. Giaquinto apre la lunga rassegna di preparazioni col
riso con due minestre in brodo: “Riso al pomodoro” e “Minestra di riso”;
cinque risotti: con i fagioli, con i carciofi, con i piselli, col nero di seppia,
con le vongole; non dimentica i “Supplì di riso con regaglie”, i “Supplì o
crocchette di riso con la provatura”, la “Palliata col riso alla romana”, una
“Torta di riso alla massaia”, il “Timballo di riso”; due ricette di “Frittelle di
riso” cui fanno seguito il “Budino di riso all’arancia”, il “Budino di riso alla
canonica”, una “Focaccia di riso”, il “Riso all’imperatrice” (semifreddo dolce
di riso) e le “Mele renette col riso”. A queste si aggiungono sei risotti di altre
regioni: “Risotto alla milanese”, una “Minestra in brodo di riso e coratella alla
milanese”, “Risotto con uova”, “Risotto in cagnone”, “Risotto alla veneta” e
“Risotto alla napolitana”. Anche l’aristocrazia romana, insieme alle numerose
pietanze legate alle novità culinarie che venivano dalla Francia e dalla corte
sabauda, amava gustare in tavola pietanze tipiche della cucina della tradizione
e, fra queste, quelle a base di riso erano considerate fra le più piacevoli.
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