Page 242 - La cucina del riso
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Lazio
POMODORI RIPIENI DI RISO
Preparazione: lavare i pomodori e tagliare la calotta superiore; svuotare l’interno
della polpa raccogliendola a parte. Porre i pomodori svuotati e la loro calotta a testa
in giù su un vassoio e conservali in frigo. Aggiungere alla polpa dei pomodori le erbe
aromatiche (origano, timo, prezzemolo, secondo i gusti), il sale, il pepe, l’aglio, l’olio
e frullare. Aggiungere il riso al composto, coprire e far riposare in frigo. Al momento
di preparare, salare leggermente l’interno dei pomodori, riempirli con il riso, chiuderli
appoggiandovi sopra le calotte e sistemarli in un largo tegame o in un testo. Spesso si
aggiungono le patate tagliate a spicchi e a volte anche le cipolle predisposte in larghe
fette. Aggiungere un filo di olio e un poco di pepe e infornare a 200 °C per circa
40 minuti. Quando i pomodori e le patate cominciano ad apparire cotti, spegnere e
lasciare riposare a forno spento. Servire a temperatura ambiente.
gastronomia quotidiana piatti come i supplì e i pomodori ripieni di riso e,
alle festività annuali, raffinatezze come le frittelle di San Giuseppe. Piatti
che peraltro conservano tutt’oggi, grazie alla continuità della cucina casa-
linga, i caratteri originali della tradizione che li hanno resi popolari.
LA CULTURA DEL RISO NEI RICETTARI
A Roma, la cucina semplice, fatta di ingredienti poveri, ma elaborata
in modo eccellente e saporito, comprendeva anche il nutriente e semplice
riso. Nell’Ottocento, la cucina tradizionale subì un’evoluzione e una dif-
fusione di notevole interesse. Iniziò, lentamente, ad affermarsi in modo
significativo fra la borghesia e presso il ceto aristocratico. A seguito dello
sviluppo turistico-culturale che Roma ebbe nel XIX secolo, per l’arrivo dei
viaggiatori del Grand Tour, uomini di cultura che venivano per ammirare
le bellezze artistiche della città e per assaporare la vera cucina romana, le
antiche e semplici pietanze di minestre di riso, di torte e di frittelle di riso,
si arricchirono di preparazioni più varie. Ce ne forniscono testimonianza,
nel 1832, i gustosi e ghiotti pranzi citati nelle poesie popolari di Vincen-
zo Maria Conti, prelato buongustaio, frequentatore di osterie, dove esalta,
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