Page 168 - La cucina del riso
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Friuli-Venezia Giulia
trapiantato dalle zone del Veronese, a Paradiso di Pocenia nel 2010, si è
rivelato il più vocato all’ambiente friulano.
Il Vialone nano, prodotto in Friuli dall’azienda agricola in questione, è
un riso “semilavorato” che permette di avere un contenuto più alto in vita-
mine e sali minerali rispetto a quello a lavorazione classica. Questa varietà
è ottimale per alcuni risotti e si presta egregiamente per elaborare antipasti
e insalate di riso.
Coltivazione nel FRiuli oRientale
Il Burger si chiedeva “Se gli ostacoli che incontra l’allargamento della
coltura del riso in quelle provincie dipendano dalla indolenza degli abitanti,
dalla scarsezza dei capitali indispensabili per l’attivamento di tal raccolto,
oppure dal timore che questo genere di coltura non nuocia alla salute pubblica
e più di tutto agli operai incaricati dei maneggi necessari intorno al riso”.
Mal vista la coltura dai campagnoli anche per ragioni economiche: “Le
praterie maremmane, che danno due tagli di fieno annuali, si fittano a denaro,
sia per la falciatura dell’erbe, sia più tardi pel pascolo delle mandre; ma le risaie
vengono coltivate ad opera di lavoratori stipendiati ad anno, a mese, a giorna-
ta”. La coltivazione, impostata sui terreni più bassi e acquitrinosi, non permet-
teva l’avvicendamento con altri prodotti. Ogni anno parte dei fondi destinati a
risaia erano condannati all’inoperosità, per rigenerarli. La prospettiva di mag-
giori guadagni, che aveva indotto molti proprietari a trasformare in risaie gran
parte delle vaste praterie maremmane adiacenti a Monfalcone e ad Aquileja,
provocava carenza di foraggi per il bestiame. Poco valeva la considerazione che
estendendosi le risaie verso le lagune, dessero origine a parziali bonifiche che
miglioravano le condizioni igieniche dei villaggi “cui più nuocevano i miasmi
esalati la state da’ pantani e dalle putride acque della maremma, di quello siasi
ora neccia l’aria umida e viziata delle non discoste risaie”.
Qualche esito dovevano pur darlo. Benché il riso raccolto nella zona
inferiore del territorio goriziano non potesse per qualità, per bianchezza, per
sapore, sostenere la concorrenza del riso veronese e del lombardo, trovava
facile smercio nelle vicine provincie slavo-tedesche. Secondo l’Antonini
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