Page 163 - La cucina del riso
P. 163
Friuli-Venezia Giulia
“La razione di viveri alle truppe sul piede di guerra comprendeva 120
g di riso (ovvero 100 g di pasta)”. Varcato in luglio il Tagliamento, comin-
ciarono a scarseggiare gli approvvigionamenti. Carente la produzione di
grano, essendo la produzione agricola locale incentrata sul mais, chiusi i
rifornimenti dal porto di Trieste, “si incominciò a sentire grande difetto di
tutto”. Necessario quindi sostituire il riso “di cui si provava quasi assoluta
mancanza nelle Provincie Friulane” con farina di meliga o formaggio o
razioni miste con fagioli.
Regione di mais, dalla montagna all’Adriatico, e non si può afferma-
re che il territorio fosse scarsamente dotato per la produzione del cereale.
Il Burger lamentava che, in Friuli, non s’incontrassero campagne di riso
“benché abbiano un favor di clima, di posizione e di fertilità di terreno e
di copia d’acqua” paragonabile a quello delle province dove era diffusa
la coltivazione del cereale. Il Morpurgo sottolineava come questa colti-
vazione dovesse essere raccomandata nel Friuli “onde render produttivi i
terreni più bassi”. Di terreni bassi ce n’erano a profusione dal Timavo alla
Livenza.
Non era legata ai terreni Trieste, porto franco ed emporio dell’Impe-
ro. Il riso non doveva essere coltivato, veniva importato ed esportato. Di
fine Settecento il Mentore perfetto de’negozianti: “Non è di minor impor-
tanza il commercio di deposito merci che si fa in Trieste. Gli articoli sui
quali cade ordinariamente il medesimo sono Grani, Riso, Cotone, Oglio
d’Ulivo, Zuccheri, Caffè ed altro e ciò per l’importo di cinque miglioni di
fiorini un anno coll’altro”. Ancora Geografia moderna riferiva che Trieste
“da lungo tempo la sede d’un ricco commercio”, nel 1780 mandava riso,
ricevuto da Venezia e dalla Lombardia, nei porti austriaci, nei porti vene-
ziani, all’Inghilterra e alla Fiandra, all’Olanda, ad Amburgo e Brema.
Il primo documento sulla presenza del riso in Friuli risale al 1446.
Nell’inventarium del notaio Janis di Cividale si trova elencato “unum
saculum de ris siglatum” (un sacchetto siglato di riso). Nel 1550, Pietro
Andrea Mattioli, senese, medico anche a Gorizia, parlando del Friuli e dei
friulani ricorda che il riso era consumato come alimento e come presidio
sanitario, avendo azione astringente.
È facile intuire che quel poco di consumo di riso, del quale parlano
162 Accademia Italiana della Cucina