Page 152 - La cucina del riso
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Veneto




                 aziende famigliari che in buona parte si occupano dell’intera filiera (coltiva-
                 no, pilano, confezionano, cucinano e vendono) e una di queste dista 70 metri
                 dall’area fieristica. Tutto ciò ha fatto di questa Fiera l’evento enogastronomi-
                 co più visitato in Italia. Va detto che la qualità e quantità delle proposte (nei
                 diversi stand e manifestazioni il riso viene servito in circa 100 modi diversi)
                 sono così elevate, che nel 2011 è stato conferito alla società che la organizza
                 il “Premio Giovanni Nuvoletti” dell’Accademia.
                     Vicenza, da oltre 500 anni, all’abbazia di Grumolo delle Abbadesse
                 e nei suoi possedimenti nel contado, ha modificato e trasformato in modo
                 incisivo le attività economiche e la stessa vita rurale di una terra altrimenti
                 non sfruttata né valorizzata. Si sono innescati anche processi imitativi, per
                 cui questo intervento non è rimasto isolato, tanto che si è creato un pecu-
                 liare paesaggio, che al giorno d’oggi si traduce in un chiaro segno culturale
                 ancora vivo e produttivo.
                     Storicamente, nella zona, il riso è stato considerato cereale di particolare
                 pregio, tanto da attribuirgli quasi valore di moneta; un tempo, infatti, coloro
                 che svolgevano mansioni considerate strategiche, e solo loro, ricevevano
                 pagamenti in riso: gli “agenti in Grumolo” (coloro che dovevano tenere un
                 “giusto ed esato registro di tutte le entrate e spese del suddetto Monastero, e
                 dar quei lumi che sarà necessario per confini, aque ed altro perché possi con
                 facilità aprender tutto”) - una sorta di contabili - ricevevano come onorario,
                 nel 1765, oltre a sorgo, frumento, sale, legumi, anche qualche staia, 1 o 3,
                 di riso bianco. Allo stesso modo il cappellano o il curato della chiesa di S.
                 Maria di Grumolo “riscuoterà annualmente staia 4 vicentini di riso bianco
                 di buona qualità tra il raccolto della Risarà di Grumolo”.
                     Nel territorio le varietà affermatesi nel tempo sono due: il Vialone nano
                 e il Carnaroli. Il primo, considerato il “re dei risi“, per la sua grande versati-
                 lità culinaria, ha altissime proprietà nutrizionali e dietetiche, anche se il suo
                 aspetto non è dei migliori, con i suoi chicchi piccoli, ovali, un po’ scuri e
                 opachi, ed è classificato come uno dei risi “semi-fini”; il suo è un gusto pie-
                 no, delicatamente erbaceo, pulito, ed è dotato di una straordinaria capacità
                 di assorbire i condimenti liquidi fino a due volte il suo peso.
                     Il  Carnaroli,  considerato  il  vanto  della  tradizione  culinaria  italiana,
                 è dotato di caratteristiche qualitative tali da renderlo uno dei più cari sul



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