Page 49 - Vita di Lionardo Vigo
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E i suoi tempi                    1 0 7


           contentò di  quell'inno  e  fu  stampato.
             Ma  quale  non  fu  la  mia  sorpresa,  q u ando  i n contrandomi  i n
           isrrada  Pietro  Grassi  Amico.  mi  annunziò  aver  tra  le  mani  quel
           mio  povero  inno  i n serito  alla  pag.  60  della  Raccol t a  ed  essere
           così  mutilo e  guasto  da  non  più riconoscersi?  Corsi  alla  sua  casa,
           lo  lessi  e  restai  di  sasso;  la  malizia  e  l ' i g noranza  s'eran  data  la
           mano  e  aveano  operato  a  vicenda  a  chi  pocea  peggio.  Io  mi  cre­
           dea  O  m  ero  essendo  autore  d i   quella  bazzecola.  e  mi  trovava  tra­
           sformato  i n   Bavio:  ora  me  ne  sarei  riso,  ma  allora  avrei  voluto
           p u gnalare  e  il  Barone  e  tutti  i  peloritani.  Scrissi,  maledissi ,   n u lla
           ottenni .   neppure  una  risposta.  una  legittimazione; e  però  quando
           nel  1 8 23  p u bblicai  la  prima  edizione  delle  mie  Poesie.  lo  ripro­
           dussi  alla  p.  1 2 8    e  vi  aggiunsi  una  nota  amarissima  con t ro  gli
           Accademici  peloritani  e  a  mia giustificazione.  Quel l ' i nno  é  una
           frasca,  ma  l ' i n t era  Raccolta  é  frasca.  però  la  mia  fra  le  loro  non
           istava  male.  con  la  differenza  ch'io  era di  1 5   anni ed  essi  maturi
           e  vecchi.  Ho  ragion  di  credere  aver  guasto  i  m  i ei versi  per  invi­
           diaccia  collegiale  l'Arena  e  P r imo  n i pote  del  Barone  segretario,
           che stampò ivi sonetto  opera  di  suo  nonno figura  grottesca,  e  au­
           tore di  poesie  p i ù   grottesche.
             Il  Gangi.  ch'io  amava  e  venerava  cotanto.  a  5  gennaro  1 8 1 6
           moriva  colpito  d'apoplessia:  appena  mio  padre  me  ne dava  cono­
           scenza,  m  ' invitava  a  nome  della  città  a  piangerne  la  perdita,  io  .
           con  vero  dolore  dettava  un  Capi c olo,  che  gli  spediva  da  Messina
           e fu  letto nell'aula senacoria in una radu n anza poetica consacrata a.
           celebrare  l ' i l l u s t r e  trapassato.  Dopo  la  perdita  dcl  Gangi ,
           quando  riparriai . . l eggeva  i  miei  componimenti  ali' Ab.  Ragonisi,
           ma i l   primo  era poeta,  il secondo  qualche  cosa  meno di sofista  e
           di  retore.  Nei  pochi  mesi  del  1 8 1 6   da  me  trascorsi  i n   Aci,  io  era
           fiamma  che  ardea  di  vira.  e  pertanto  i n srando,  sollecitando,  e  an­
           che perseguitando  rutti  quei vecchi  li spinsi, cos t rinsi e violentai a
           ravvivare  l ' Accademia,  ed  io  fui  socio  sotto  l ' i n r ollerando  nome
           di Filogrammato Dafnico  lungo  quanto l'assedio  di Troia.
             Ragonisi  i n novò  il  nome  dell'Accademia,  sostituendo  Dafaica
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