Page 45 - Vita di Lionardo Vigo
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E i suoi tempi                    1 0 3


           A  me  non  eran  n u ove  le  donne,  le  avea  saggiato  nell'  ultima vil­
           leggiatura.  una  villana  era  stata la  mia Angelica,  l ' a m  i co  m  i o  na:­
           vigava  la  prima  volta  in  q u el  mare:  saremmo  lì  r i masri  u n
           giorno,  u n   anno,  ma s u onò  un'ora  di  none,  c i   concedammo  da
           Donna  Paola  e  rornammo  al  Collegio.  Qual  non  fu  la  mia  sor­
           presa  nel  baciar  la  mano  al  Rerrore,  al  sentirmi  annunziare  da
           dove veniva?  Egli  già  lo  sapea.
             Un  Padre  Molralbano,  che  bazzicava  per  l' isressa  cagione  i n
           quel  vicolo,  c i   avea  visto  e  notato.  Preresrai,  n e gai .   ma  doverti
           soffrirmi  I'  intemerata  del  Renore,  il quale  avea  b u ono  in  mano
           per  vendicarsi  di  me.  La  provvidenza  venne  allora  in  mio  soc­
           corso,  e  appena  albeggiò  giunse  il  mio  a n tico  servo  Paolo
           Mazzullo,  con  lenere  di  m  i o  padre,  richiamandomi  dal  colle­
           gio;  poche  ore  dopo  io  viaggiava  per  Aci  e  la  none  dormii  a
           G  u idomandri,  non  so  se  comune,  villaggio  o  s t allaggio  l u ngo  la
           via da Messi n a  ad Aci.
             Ivi  girraro  a  dormire  sopra  una  ticchiera  fra  i  muli  e  i  cavalli
           sul  b u sro  della mia  cavalcatura,  avea  I'  anima  divisa  tra il  passato
           e  l ' a vven i r e .   tra  M  e ssina  ed  Aci ,   e  se   di  là  mi  r i cacciava  i l
           Rettore,  di q u a   n o n   mi attraeva l o   zio Giovanni.
             Nessuna,  nessunissima volta durante la mia assenza di casa,  nes­
           suno,  nessunissimo  de'  miei  quattro  zii  parerni,  erasi  ricordaro  di
           me.  non dico  del  marerno, Andrea Calanna,  il q u ale n ' a vea meno
           debito;  non mai ne ricevetti  un dono,  una lettera,  un saluto, e cer­
           tamente  non  parevano  più  colparmi  di  b u giardo,  indisciplinabi l e
           ere.,  ma  nel  loro  cuore  ero  rimasto  Calannazza  e  non  poteano
           sgozzare  il  buon  nome  del  quale  tornava accompagnaro  e  p r ece­
           duro  alla  P a tria.  M  a   colà  era  l'Unica,  e  la  memoria  delle  sue
           virtù trascendentali  al  mio sguardo,  mi faceano  beara  la dolorosa
           vigilia  s u lla  ticchiera  di  Guidomandri.  Quando  senrii  dare  uno
           scrollo  violentissimo  alla  vecchia  porta  dello  s t allaggio;  Paolo  e
           i  mulattieri  russavano;  io  b a lzai  i n   p i edi  e  l i   svegliai  tutti;  al  se­
           condo  scrollo  si  destarono  in  sussulto,  già  la  porta  era  per  terra,
           ed entro  quella spelonca,  abitata  da  noi  e  da  u n   gran  numero  di
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