Page 46 - Vita di Lionardo Vigo
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1 0 4                    Lionard o   Vi g o

        porc i ,   entravano  cerri  visi  gentili  come  l a   versiera.  Acceso  il
        lume.  e  messici  le  mani  addosso,  si  accorsero  benissimo  avere
        stretto  un  p u gno  di  mosche:  curci  i  nostri  arredi  si  riduceano  al
        mio  lecco,  a'  miei  libri,  al  mio  u n iforme  da  convitto r e  e  la  pecu­
        nia a pochi  rarì  che avea Paolo.
           I n t anto  i n c esi  dall'al b ergatore  essere  coloro  soldati  regii  di
        presidio  nel  Forre  della  Scaletta,  i  q u ali  la  notte  si  divertivano  a
        svaligiare  i  passaggieri.  Finito  l ' e same  delle  nostre  p r oprietà,  e
        conoscendo  che  nulla porea esser  buono  per  essi. quei ladri soldati
        si  rivolgeano  a  me  per  frugarmi  le  tasche;  allora  mi  armai  di  co­
        raggio  e  assumendo  il  titolo  di  Marchesino  Vigo,  dissi  che  li
        avrei  ben  fatto pentire,  che a  momenti  aspettava  il governatore e  i
        giurati  de'   miei  stati  di  Gallidoro  e  Letojann i ,   che  ne  avrei
        scritto  al  generale  N unziante,  ere.  etc.  e  tante  e  poi  tante  loro  ne
        i n filzai  che  si  ristettero  e  non  osarono  toccarm  i .   Così  o  per  la
        scarsezza  della  p r eda,  o  per  le  chiacchiere,  me  ne  cavai  f e l i ce­
        mente,  e  contentatisi  di  ber  un  sorso  di  fiele,  che  l ' albergatore
        vendea  per  vino,  tornarono a  far sentinella s u l  Forte  di  Scaletta  e
        noi  ci  avviammo  a  giorno  chiaro  alla volta  di  Aci .

           Capitolo  4


           Il ritorno in patria.

           1 8 1 6 .  Oramai  queste  i n time  rivelazioni  non  saran  p1u  rntera­
        mente  cavare  dalla  memoria;  ma  ci  daran  soccorso  parecchi  do­
        cumenti, che andrò  citando a l u ngo,  e  i  q u ali  rutti  ho  disposto col
         mio  rescamento  siano  depositari  nella  Biblioteca  del  Senato  di
        Palermo,  città  suprema  dell'isola  nostra,  ove  n o n   mancheranno
        giammai  gli  studiosi  delle  cose  patrie;
           E  �i  é  dolce  tra  le  lettere  di  q u ei  primi  anni  trovarne  due
        drizzare  a  mio  padre:  una  del  23  maggio  1 8 1 6    d i r ettagli  da
        Messina  nella q u ale  con qualche errore ortografico  e  con  impeto
        giovanile  mi  dolgo  de'  miei  parenti  e  tra  le  altre  son  queste  pa-
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