Page 48 - Vita di Lionardo Vigo
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1 0 6 Lionardo Vi g o
I l primo nostro convegno letterario ebbe i n izio nella chiesa del
Carmine, ove ci adunò un Reggente Mariano Cosentini Catanese
i n vitandoci a celebrare le laudi della Vergine S a ntissima. l o
scrissi u n Sonetto, e lo recai all'ab. Ragonisi p e r esaminarlo: l o
trovai i n casa M u smeci ove era cappellano, l o lesse, l o lodò e mi
consigliò di migliorare la prima terzina: io solo per ubbidirlo,
presa la penna la cancellai e ne scrissi un'altra all'imp r ovviso. I l
dabbcn'uomo restò a l pari meravigliato e concento, e m i con f essò
di avermi suggerito ad aree quel cambio, per provare se il sonetto
era mio: la prova era stata solenne.
Poiché é da sapere essere universale credenza de' miei paesani,
che le composizioni da me inviate da Messina, non esser mie,
bensì del mio maestro Padre De Franchis, il q u ale m i cedea assai
nella versi fi cazione i t aliana. Da quel momento cominciò a pre
starsi f e de all'autenticità de' miei scritti, senza anco r a destarsi
l ' i n vidia, e fu quella per me epoca di pace.
Dopo la ven u ta del re i n Messina e il racquisto del regno d i
Napoli, laccademia Peloritana divisò celebrare c o n s u e poesie
quell'escraordinario avvenimento; io già era s t aro ascritto fra'
suoi soci, con la q u alità d i Candidato, e pertanto fu i i n vitato a
scrivere dal Barone Placido Arena e Primo segretario della
stessa, e nonno del mio compagno di camerata, del q u ale é cenno
di sopra.
Allora dettai l ' I nno " Vi eni o Prode tra ' gaudii sinceri "etc., e
subito lo lessi al mio M i n i stro, che lo approvò, e lo spedii a mio
padre perché lo avesse fatto esaminare al Can. Venerando Gangi.
Mio padre ne fu contento, e me ne f e ce elogio con una lettera i n
francese, e i l Gangi v i pose le mani e ne addolcì varii versi.
Io vi meditai sopra e condottolo a quella perfezione, che sa
peva maggiore lo consegnai al Barone Arena e P r imo. Ma non
appena venuta i n Aci quel Barone mi chiese un sonetto invece del
l ' I n n o , io glielo p r omisi, poi non ademp i i la promessa, non ri
cordo per q u ale i m pedimento, come si legge nelle prime pagine
del mio episrolario letterario V. I {anno 1 8 1 6 ) ; finalmente s i