Page 35 - Vita di Lionardo Vigo
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E i suoi tempi                     93


            dopo  venne  il  cameriere  del  C  u m  bo  a  p r e n derselo ,   e  gi u sto
            quando il  p r ete  glielo  dava  (  sic  ) ,   io  gli  d i ssi  secco  secco:  Padre
            Don Santo,  Levategli  il  polvere.  Questo  mio dardo  lo  mise i n   furia,
            fui  aspramente  punito,  ricorse  al  Rettore,  io  mi  giustifìcai  di­
            cendo che eff ettivamente  quel  breviario  era  impolverato,  e che da
            due  anni  non  mai  egli  erasi detto  l'  uffizio.  Da  quel  giorno  Don
            Santo  nell'  addormentarsi  e  borborrando  contro  di  me  fì n gea  di
            recitare  I'  uf fizio  a  memoria,  e  q u ella  mormorazione,  interrotta
            da  sbadigl i ,   gli  servia  di  ninna,  e  russava  con  mezzo verserro  di
            Oavid  sulle  labbra.  Eppure  questo  Don  S a mo  da  lì  a  poco ci la­
            sciò  e  in  sua  vece  venne  u n   villano  della  B r iga,  chiamato  don
            Ciccio,  il  quale  era  della  tempera  de'  maestri  e  pref etti  del! '
            Oratorio,  i  q u ali i l   giorno  innanzi  avean  guidato  pecore  o  bovi  o
            asi n i   carichi  di  legna al  mercato,  e  il  giorno  appresso  guidavano a
            branco  i  giovinetti.  Avea  la  faccia  di  babbuino,  I '   incesso  d i   un
            lunatico, e  le mani callose e  nere come quelle d i   u n   carbonaro.
              La  prima  domenica  che  ci  toccò  di  uscire  a  spasso  con  quello
            zotico, si  avviò  la camerata a  chiederne licenza e  a  baciar la  mano
            al  Rettore;  lì  giunti,  come  di  costume,  ci  ponemmo  tutti  in  fìla,
            ed  il  Rettore ci  scrutava  tutti  di  uno  in  uno  dalla  testa a'  piedi;
            trovò a  più d' u n o  le scarpe non lucide e le biancherie sporche,  ciò
            che non era mai avvenuto fìnchè ci avea  sorvegliato don Santo,  e  il
            Rettore  a  quella vista  illividito  un  poco  p i ù   del  solito  rimandò
            i n d ietro  la  camerata  vietandole  l'  uscire,  tolse  u n a  diecina  al
            Cameriere,  una  mesata  al  P r efettino  aggiungendogli  queste  pa­
            role,  che  ancor  mi  s u o n ano  ali'  orecchio:  Se un ' altra  volta sarete
            così dimentico d e ' vostri doveri,  vi manderò a cogliere cavolicelli alla
            B ri g a .
              Il  misero  don  Ciccio  allibì.  Questi  pref errini  eran  ladri-galan­
            tuomini: ci r u bavano in tutto e su turco,  non potevamo spendere un
            obolo senza arraff arsene  metà;  almeno due volte al  mese  volevano
            il  gelato,  e  per  questo c i   faceano  spendere circa  grana  2  per  volta,
            delle quali  ne i n saccavano  metà:  chi  non  dava  era  perduro;  ma  ci
            faceano  studiare  e  ci  sorvegliavano  da Argo,  per  cui  le  immon-
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