Page 33 - Vita di Lionardo Vigo
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E i suoi tempi                     9 1


           posto  i n    guardia  sembrava  u n    Marte  gradivo,  e  tornato  a  casa  il
           Rettore  mi  onorò  d i   elogi  al  Refettorio  e  mi  donò  di  un  quarto
           piano, e  non avea  1 5   anni.  Mi estimava  un O  r lando quando bran­
           diva  la  mia  spada  fedele,  e  mrri  i  convittori  mi  cedevano  il
           campo.
             Ma nella Camera de' mezzani era un Ferdinando N  u nziance già
           capitano  degli  eserciti  sovrani  per  i  meriti  del  padre  ben  cono­
           sciuto  nell'  istoria,  costui  armeggiava  quotidianamente  e  aveva
           un  maestro a  parte.  E siccome con  quel s u o  abito  guerresco,  senza
           volerlo,  insulrava  m  n a  la  comunità,  e  s i ccome  i  superiori  lo  ca­
           rezzavano  a  gara  i n   grazia  del  Marchese  suo  padre.  io  volea  umi­
           liarlo  e  gli  mandai  un  cartello  d i   sfida.  Egli  non  avrebbe  voluto
           accettarlo,  ma  per  onore  de'  ciondoli  de'  q u ali  era  carico,  fu  for­
           zato a venire  sul  terreno.  per altro  terreno  pacifico.  giacchè  noi  ci
           battevamo  co'  fioretti.  L'  assalto  fu  gentile  e  romoroso,  vi  assi­
           stettero  il suo  e  i  m  i ei  maestri  d'  arme,  il  Retcore,  o  P.P.  e  molri
           convittori,  e  lo  acconciai  al  modo  come  Championnet  i  reggi­
           menti  del  Marchese  suo  padre ne'  campi  di  S.  Germano:  ci  ebbe
           gusto  tutto  il · c ollegio.
              Il  Rettore  volea  che  i n cera  Messina  conoscesse  i  nostri  pro­
           gressi,  pertanto  in  ogni p u bblico convegno  interveniva,  se non al­
           tro,  la  Camerata  de'  grand i ,   e  nel  Carnevale  i n vitava  il  fior  di
           Messina  i n    c o l l e g i o .    N  e l    p r i m  o    Carnevale  diede  u n a
           Commedia,  l a   q u ale  fu  replicata  tre  sere,  e  il  concorso  de'  gentili
           e  delle  gentili  s i gnore  fu  straordinario.  I o   non  vi  p r esi  parte,
           bensì  il  mio  concitcadino  P i etro  G  r assi.  o r mai  cessato.  il  quale
           disimpegnò  egregiamente  la  parte  di  caratterista.  Nel  secondo  i
           Giochi  d i   T elemac:o  i n   Creta.  ed  i o   fingea  d i   essere  il  vaga­
           bondo  fi g l i o   del  girovago  Ulisse.  Dopo  la  rap p r esentazione
           sgombravasi  la  sala  e  s'  i n trecciavano  bal l i   s i ngolari  e  contra­
            danze  con  le  vaghe  e  corresi  giovinette,  che  ci  onoravano  della
            loro  presenza.  Se  i  p u zzolenti  padri  dell'  Oratorio  vi  fossero stati
           presenti, ci avrebbero  rutti scomunicato;  e  i n tanto  fra  75  nessuno
           divenne scostumato,  e fra i  loro convittori  non ce n'  é u n o che non
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