Page 26 - Vita di Lionardo Vigo
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          scherzo,  la  colpa  era  addebitata  a  me  solo,  essendo  tutti  gli  altri
           di  accordo  nell'  accusarmi;  ricorreva  al  Renore,  e  tra  per la  mala
          fama con  cui  era  entrato  in Collegio.  e  tra per l'  univoca  testimo­
           nianza  de'  colleghi ,   finiva  con  essere  io  castigato.  Per giunra  tor­
           nando  in camera  mi  gettavano  in  contumacia,  era questa  una pena
           tremenda.  dappoichè  nessuno  mi volgea  la  parola,  e  nessuno  p i ù
           m  i   rispondeva,  e  mentre  g l i   altri  nelle  ore  d i   ricreazione  si  di­
          venivano  insieme,  sol  io  dovevo starmene  taciturno e  diserto.  Gli
          scherzi  farri  al  Capo-camera  erano  grossolani,  io  vi  partecipava,
           ma  non  I'  i n ventava:  me  ne  ricordo  tre e son  questi.  Il  pri m  o  si fu
           di  spargergli  sulle  lenzuola  la  canigliuola  che  cade  a'  cavalli
           streggiandoli;  i l   secondo  i l   sottoporre  a'  rrespidi  del  retro  de'
          noci,  talchè  coricandosi  andasse  giù  con  rutto  il  letto;  e  il  terzo
           di  b u cargli  l'  orinale;  cosicchè  una  volta  sentissi  un  prurito  tale
           nelle  carni come  avesse  la  rogna;  poi  cadde  giù  con  tutto  il  letto
           in  mezzo  alla  stanza,  e  finalmente  si  trovò  tutto  il  letto z u ppo  di
           orine  in  mezzo  della  notte.
             E quest' erano condanne inflitte a quel b u on p r ete. quando non
           ci facea fare quello  che ci veniva  pel capo, o  quando  invocava  l'au­
           torità  del  Rettore.
             Ma  qual  rispetto  potevamo  avere  ad  uno  che  non  era  di p u r o
          sangue?
             Per  noi  rutti  era  meno  del  bue.  lo  studiava  quanto  gli  altri,
           cioé non mai quan to  avrei  potuto  e  dovuto;  disprezzava  il ballo,  e
          solo  per  obbligo  assisteva  alle  lezioni,  amava  passionatamente  la
           scherma.  e  sempre  benedirò  Domenico  Francalanza  mio  primo
           maestro  d i   quel ! '   arma predilecra.  Ma  i  miei  guai  erano  co'  con­
          vittori e  per essi  col  Capo-camera  e  col  Rettore.  Un  giorno  non
           potendo  più  lottare solo contro  di  tanti,  me  ne  fuggii  in casa  del
          Marchese  Vigo,  la  sera  fui  ricondotto  i n   Collegio.  punito  dal
           Rettore,  meri tatamente,  e  messo  in  contumacia  da'  colleghi.
           Passati  pochi  giorni  m  i   ammisero  alla  loro  compagnia  nova­
           mente,  ma solo  farmi  uno  scherzo  bestiale.
             l n derratisi  fra  loro  andammo  al  passeggio  alla  Praia,  eh'  è  una
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