Page 24 - Vita di Lionardo Vigo
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        detto  un  Bacco  o  un  Sileno.  se  Gall  u n   ortentotto.  Di  buoni  co­
        stumi ,   galantuomo,  nemico  dell' Abbicd  e  i n vasato  de'  privilegi
        degli  aristocratici.  Solea  ammaestrarci  che  nelle  nostre  vene
        scorreva  un  sangue  p u rissimo.  come  q u ello  del  piccione,  e  nelle
        vene di coloro che  non  appartenevano  alla nostra casta  un sangue
        impuro.  come  quello  de'  b u oi da aratro.  Io ascoltava trasognato  e
        facea  poco  con t o  delle  sue  camafere,  come  del ! '   oglia  putrida
        dell'  Oratorio  ove  oleandoli.  zappato r i ,   marinari.  vab u li  e  ogni
        maniera  di  gentaglia  era  commista  al gen t i l uomo.
          Senza  far disamina delle mie  nessune conoscenze.  fui  mandato
        alla  scuola  di  grammatica.  ma  almeno  era  italiana  e  latina.
          Il  precettore  era  il sac.  don Carmelo  Platania  e  Marco  dal  pa­
        dre  detto  lo  Scomunicato,  persona  iraconda.  ma  ingenua  affezio­
        natissima  a'  discepoli,  mediocre  poeta,  e  amico  p i ù   del  soldo  di
        quanto  della  loro  istruzione.  Egli  ci dava  lezioni  s u lla  gramma­
        tica  dcl  Soave,  della  quale  avea  fatto  u n '   epitome,  che  avea  inti­
        tolato  a  noi convittori  del  Cutelliano.  Egli  poichè  ne spiegava  un
        po'  di  Soave,  impiegava  il  tempo  a  leggerci  la  Gerusalemme
        del  Tasso,  libro  dannato  nel!'  Oratorio,  e  quella  lenura  produsse
        in  me  quello  che  il  foco  gettato  sulle  polveri.  Egli  leggeva,  ed  io
        piangea,  e  mi  commovea,  e  gioiva.  e  mi  sen t i va  sollevare  in  un
        etere  ignoto:  erano  quelle  per  me  o r e  di  estasi.  E  conoscendo  il
        Platania  qua n t o  e  q u ale  fosse  il  mio  diletro  a  q u ella  celeste  let­
        tura,  me  ne facea grazia quand'  io sapea  la grammatica.  Così  leg­
        gemmo  intero  q u el  libro  monume n t ale.  ed  io.  senza  saperlo  ero
        già  poeta.  Cominciai  ad amare lo studio,  perchè  Tasso  lo amava.
        e  volsi  in  endecasillabi  la  quarra  egloga  di  Virgilio  e  scrissi  u n
        poema  in  1 2   canti  i l   c u i   protagonista  era  Ugiero  il  Danese,  ar­
        gomento  erano  da  una novella del Soave:  ma  in  tutta  I'  egloga  e
        in  turro  il  poema  credo  n o n   esservi  un  cento  versi  leggibili  e  ap­
        pena  un  decimo di giusta misura: appena corsi  due o  tre anni ebbi
        il  senno  di  b r uciarli.  La  favilla  erasi  desta.  e  n'  ho  l'obbligo  al
        sac.  Platania.  ed è  q u esto  il  morivo  perlocchè  quando  poi  venti  o
        trenta  anni dopo  c'  incontravamo  per  le strade  di  Catania.  o se  io
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