Page 24 - Vita di Lionardo Vigo
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82 Lionardo Vigo
detto un Bacco o un Sileno. se Gall u n ortentotto. Di buoni co
stumi , galantuomo, nemico dell' Abbicd e i n vasato de' privilegi
degli aristocratici. Solea ammaestrarci che nelle nostre vene
scorreva un sangue p u rissimo. come q u ello del piccione, e nelle
vene di coloro che non appartenevano alla nostra casta un sangue
impuro. come quello de' b u oi da aratro. Io ascoltava trasognato e
facea poco con t o delle sue camafere, come del ! ' oglia putrida
dell' Oratorio ove oleandoli. zappato r i , marinari. vab u li e ogni
maniera di gentaglia era commista al gen t i l uomo.
Senza far disamina delle mie nessune conoscenze. fui mandato
alla scuola di grammatica. ma almeno era italiana e latina.
Il precettore era il sac. don Carmelo Platania e Marco dal pa
dre detto lo Scomunicato, persona iraconda. ma ingenua affezio
natissima a' discepoli, mediocre poeta, e amico p i ù del soldo di
quanto della loro istruzione. Egli ci dava lezioni s u lla gramma
tica dcl Soave, della quale avea fatto u n ' epitome, che avea inti
tolato a noi convittori del Cutelliano. Egli poichè ne spiegava un
po' di Soave, impiegava il tempo a leggerci la Gerusalemme
del Tasso, libro dannato nel!' Oratorio, e quella lenura produsse
in me quello che il foco gettato sulle polveri. Egli leggeva, ed io
piangea, e mi commovea, e gioiva. e mi sen t i va sollevare in un
etere ignoto: erano quelle per me o r e di estasi. E conoscendo il
Platania qua n t o e q u ale fosse il mio diletro a q u ella celeste let
tura, me ne facea grazia quand' io sapea la grammatica. Così leg
gemmo intero q u el libro monume n t ale. ed io. senza saperlo ero
già poeta. Cominciai ad amare lo studio, perchè Tasso lo amava.
e volsi in endecasillabi la quarra egloga di Virgilio e scrissi u n
poema in 1 2 canti i l c u i protagonista era Ugiero il Danese, ar
gomento erano da una novella del Soave: ma in tutta I' egloga e
in turro il poema credo n o n esservi un cento versi leggibili e ap
pena un decimo di giusta misura: appena corsi due o tre anni ebbi
il senno di b r uciarli. La favilla erasi desta. e n' ho l'obbligo al
sac. Platania. ed è q u esto il morivo perlocchè quando poi venti o
trenta anni dopo c' incontravamo per le strade di Catania. o se io