Page 23 - Vita di Lionardo Vigo
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E i suoi tempi                     8 1


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                          .
          conunuarono a g1ovarm1.
               .
             Tra  gli  amici  di  m  i o   padre  era  Niccolò  CalL  soprannomi­
          nata  Tono,  uomo  d i   straordi naria  elevazione  d'inrelletto,  costui
          mi  amò  sempre  e  fu  i l   solo  che  non  mai  diffidò  della  mia  riu­
          scita.  ed  egli  insieme  al  F i nocchiaro  i n cuorarono  mio  padre  a
          chiudermi  nel  Collegio  Curelli  di  Catania.
             Pertanto  fu  inolrrata la dimanda,  ma siccome  quel ginnasio  era
          consacrato  alla  nobiltà .   e  per  entrarvi  bisognava  p r ovarsi  averne
           quanro  parti,  e  siccome  da  tre  generazioni  i  miei  ascendenti ave­
          vano sposato  gentildonne.  ma non  di  p u ro  sangue,  così  fui  quasi
           r i fi u t a t o .    e  ali'  u l timo  a m  messo  in  graz i a   del  marchese
           Giustiniano  Viga.  il  q u ale  senria  offeso  non  dalla  ripulsa.  ma
          perfino  del  dubbio.
             Allora  entrai  nella  camera  de'  piccoli  del  C  u t elliano,  ove  mi
           trovai  in  un altro  mondo.  I l   fabbricato  è  magnifico,  ed era  tenuto
           netto .   la  nettezza  degli  abiti  e  della  persona,  non  che  delitto,
          come  nell'  Oratorio, era obbligo.  e se qualcuno  m  a ncava.  era pu­
           n i ro:  le ore  del!'  orazione erano poche, l u nghe q u elle dello studio,
           e  con  mia  sorpresa  mi  fu  imposta  lo  studio  della  calligrafia,
           della  scherma,  e  del  bello,  che  ritenea  come  peccati  mortali  ed
           esercizi  d'  i n creduli:  e  finalmente  tornai  a  mangiare  nel  mio
           piatto ,   a  bere  nel mio  bicchiere e ad esser servito da un cameriere
           decente;  e  non  p i ù   u n t o  e  bisunto,  come  lo  sguattero  del  Padre
           don  Clemente,  il  quale  non  altro.  non  mi  cambiava  la  posata  e  il
           coltello:  mi  sembrò  di  essere  a casa mia.  Ma  i o   saliva le  scale  di
           quel  Collegio p r eceduro  dalla fama di  discolo.  menzognero,  in­
           correggibile,  e  questo  i n   q u anto  al  Rettore;  e  d i   aci t ano  pe'  con­
           vittori.
             Era  i l   Rettore  un  certo  Padre  Anzalone  d i   nobile  famiglia ca­
           tanese.  un  uomo  tra i  50 a'  60 anni, alro  della  persona,  pingue.  di
           tesra  grossa  e  rotonda.  p i ccoli  naso,  bocca,  occhi  neri  e  brilli,
           come  q u e'  del!'  ubbriaco.  moveasi  lento.  e  ad  ogni passo  si  posava
           sul  piede  dritto .   poi  rilevavasi  e  con  istento  v i ncea  l'  inerzia  del
           suo  corpo  o b eso:  se  lo  avesse  contemplato  Lavater  lo  avrebbe
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