Page 14 - Vita di Lionardo Vigo
P. 14

72                       Lionard o   Vi g o

         non  erro)  nacque  un  f i glio  a  mio  zio  il  primogenito:  la  festa  fu
         grandissima.  oramai  la  famiglia  s i   perpetuava  per  ordine  d i
         lombi  privilegiati.  I l   bambino  dovea  battezzarsi  dall'ava,  e d   io
         senrendo  che  gli  avrebbero  imposto  il  mio  n o me,  mi  vi  opposi
         dicendo.  che ben  f e cero a  chiamar me  Lionardo.  perché  tale era il
         nome  dell'avo  che  m  i   levò  al  sacro  fonte,  e  che  per  la stessa  ra­
         gione avrebber  dovuto  battezzar  Caterina  il  neonato  chiamandosi
         Caterina la  madrina.  Ma furono parole perdute,  f u   benedetto con
         l'istesso  mio  nome,  dal  che  ne sono venuti non  pochi equivoci  frà
         quali  uno  ridevolissimo  nel  1826  se  ben  mi  ricordo,  e  che  sarà
         narrato a suo tempo.
            Quell'incolpevole  creatura  mi  causò  male  e  bene  infinito:  il
         male  si  fu  il  raddoppiamento  delle  domestiche  torture;  io  non
         avea  altri  nomi  che  Calannazza,  i n t endendo  di  razza  Calanna.  e
         quasi  quasi  spurio.  e  i n d egno  affacco  di  appartenere  a'  Vigo:
         munzignaru,  facendomi  colpa  della  loro  colpa;  Nardazzu  per  di­
         sti n guermi  dal  Narduzzu,  il  predilerto  di  tutta  la  famigl i a.  Lo
         zio  Giova n n i   none  e  giorno  avea  sulle  ginocchia  il  n i pote  favo­
         rito ,   lo  si  recava  sulla  resta.  e  così  correa  per  le  stanze  colman­
         dolo  di  sonori  e  reiteraci  baci,  continuamente  lo  donava  di  con­
         fetture e  trastulli, e  spasimava  non lo vedendo  un istante, e  guai  a
         me  se  volea  p r ender parte  a'  loro  giochi.  La  mia vita  era  i n t olle­
         randa.  L'istesso  mio  padre,  a  cui  mi  accusavano  a  gara  ad  ogni
         ora,  o  perché  credesse  i n   parre,  se non  in  tutto  le reiterate calun­
         nie.  o  per  far  calmare  i  miei  accusatori.  o  per  correggermi ,   così
         alla  turca.  e  perch 'egli  era  manesco  di  natura  a  quando  a  quando
         mi  banca  a  suo  modo.  Ricorderò  sempre  la  flagellazione  avuta
         in  Catania.  L ' i n t era  famiglia  si  recò  lì  per  diporto.  in  casa Alessi
         era  maritata  u n 'Agatina  Fuccio.  sorella  della  moglie  di  mio  zio
         Lorenzo,  coste i ,   ancor  viven te.  avea  due  sole  figlie,  Domenica  e
         Lucrezia,  le q u ali vero  o  no  mi  era  stato detto aver avuto  la  rogna;
         or  un  giorno  che  gli  Alessi  ci  diedero  u n   p r anzo.  io  non  volli  re­
         carmi  con  la  famiglia  i n   casa  loro  dicendo  che  mi  sarei  attacçato
         di  rogna,  m'incapon i i   e  tutte  le  persuasioni  furono  inutili.  Noi
   9   10   11   12   13   14   15   16   17   18   19