Page 13 - Vita di Lionardo Vigo
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E i suoi tempi                     7 1


          avea  solo offeso  l o   scroto  unicamente:  Dio  non  volle  eh ' i o  avessi
          canrato da soprano in orchestra:
             mandando per gran foce
             di  bocca  un  fì l  di voce  !
             La  cicatrice  è  di  due  pollici.  Un'al t ra  fìara  io  camminava
          nella  via  del l ' Arcangelo  Raffaello,  quando  scivolo  rimpetto  il
          rabernacolerro  dell'Addolorata  dipinto  da  Baldassarre  G  r asso,
          cado.  e  perché  spors i   la  l i ngua,  me  la  raglio  q u asi  runa  trasver­
          salmente,  e  mi  vi  rimase  una cicatrice  ben lunga  nella  parrè  infe­
          nore.
             Un'alrra mi  rovesciarono  in cucina u n a  padella con saime  bol­
          lente  sulla  spalla sinistra,  e  un'altra un'inrera  pentola  d'acqua bol­
          lente.  Quando  mi  levarono  i  calzoni  che  ricordo  ancora  essere
          stari  co'  pedali,  la  pelle  si  ravvolgeva  incarrocciandos i ,   e  la  mia
          gamba  e  coscia  sinistra  porevan  servire  per  lo  studio  dell'anato­
          mia o  per un pittore che avesse voluto  dipingere  S.  Bartolomeo  o
          Marsia  decorricato.  Dal  f e more  al  tallone  le  d i v isate  parei  del
          mio  corpo  sono  e  saranno  u n a  carra  geografica  sparsa  di  lagh i ,
          promontori.  valli  e  monti.  E  u n  'altra  baloccando  i n n anzi  a  me
          con  un  coltello  Vincenzo  D  i ana.  con  un  colpo  casuale  mi  f e nde
          runa  per  i n cero  la  carne  soprastante alla p r ima falange  del  pollice
          destro  dall'impianrarura  nel  tarso  alla  seconda  falange.  lo  scrivo,
          rido e  la  misuro  once  due e  poche l i nee;  e dove passò  la  lama del
          coltello  mi  è  rimasto  per  memoria  un  ragli o .   ch'io  per  ischerzo
          soglio  chiamar  l'Appenn i n o.
             Ad o n ta  di  tante  d i sgrazie,  del  vai u olo,  d ' i n f erm  i t à  continue.
          io era  desrinato  a  vivere alla barba  di  chi  tanto  mi odiava.
             I  mali  trattamenti  guastavano  la  mia  i n dole  i n genua,  il  farmi
          reo  di  tutto  che  avven i sse  d ' i rregolare  in  famiglia,  mi  obbligava
          a  negar  tutro e  spesso  a  mentire;  il  conti n u o  barrermi  e  sgridarmi
           mi  ridusse  i n sensibile  a'  castighi:  in  somma  mi  pervertirono.  Se
           una sola volta  mi  avessero  carezzato  e  baciato  amorevolmenre  mi
          avrebbero  tornato  dolce  e  renero  come  quando  vivea  la  madre
          mia.  Ma  i  miei  guai  si  accrebbero  quando  il  1 0   maggio  1 8 06  (se
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