Page 68 - Raccolta amplissima di canti popolari
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XI. MUSICA, METRI, KRRORI E TENZON! DEÍ POETI POPOLARI Gü
luiu convincimeiilo , so interrogo i utonu- |per cni estiiniamo i nostri padri aver con
lueuli, che <ii quell'época sono a mia со- 1 tinúalo la maniera di poetare de' loro pre-
nmteuza, candidamente rispondo, nulla di ( decessori dell' ottocenlo e del novecento ,
nulla. La stessa cantilena con cui i monta- (è dicevole indagare se testimonialize esi-
nin accoiupagnano le loro canzoni , che i stono su1 falto in quislione. lo credo de-
mollide'iiosli i ritengono araba, crederö che |pono in favor mió Dante e Petrarca. П
h su, qiiando mi si diinoslrcrà, primo non ]primo nel XXV cap. della Vita Nuova sen-
fssw gre«a, secondo esser uguale л quella vea : « A cotal cosa dichiarare, — della
usiUta dagli africani. 1 siciliani cuitavano |personificazione deU'Amore — secondo ch'é
prima degli arabí, né un populo smette gli ibiiniio al presente , prima ô da intendere ,
fisi siioi , per adottare quelli di cuni suoi iche (ínticamente non erano dicitori d' A-
iiemici a morte. Lïstessa cantilena è nella more in lingua volgure , anzi erano dici
Magna Grecia , e non l' inipararono dagli tori d' Amore cei íi poeli in lingua lati
arabi (1}. La Sicilia fu saracina, i siriliani na; tra noi dico ; avvegna forse che tra
¿araciní, come ilonibardi fnrono ledeschi: la altra gente avvenisse ; ed avvegna ancora
¿cimitarra Irionfö, finché non suonö I' oía che, siccome in Grecia , non volgari , ma
dd nscatto. L'aveici i m sulmani consér litlerati poeli queste cose trattavano. E non
valo la religione , la chiesa , la campana , e inolto numero d'anni passato, che appa-
UjIù a ciineotare l'odio universo, a tener rirono prima ipiesti poeti volgari; cbè dire
ugrilego qiiauto appartcnesse al Coraim : per rima in vulgare tanto è , quaulo dire
usi, rili, vesli, canti sacri e profani, erano per versi in latino, secondo alcona propor-
Ir»' due popoli diversificati dal dominio e zione. К segno che si a piccol lempo, è che,
dalla servitù, dalle diverse origini , da G. se volemo guardare in lingua d'Oco, e in
Cristo e da Macometto. Nulla io trovo di Индии ili SI, noi non Iroviamo cose dette
•■s^uzialmente arabo ne' nostri canti ; nel anzi il presente tempo per cento cinquante,
XIX presente secólo i nostri poeli seguono аши » h Petrarca ragionando dell'istesso su-
H»dli della pin remota anlichilà, indígena bietlo nel seguente modo dichiarava: « Qwod
wipnalilá, e nulla banno di straniero. genus—del In poesia volgaro—apud siculos,
Per i provenzali non é da tenerne conto; ut fama est, non mollis aute saxulis rena-
lin dall'epoca normanna alibiamo sictire te luui , brevi per omnem Italiam ac longins
stimonialize essere qui lioriia la poesía: e nianaVit , <//;u<Z graecurum olim ac lalino-
quando qui venue Huberto Grispino dall'ln- rum vetustissimot celebratum , si quidem
shillerra, regnamlo il G. С. Hiiggíero, tro- et romanos vulgares rhythmico tantum car
tù nel patagio reale arpe e altri slruinenti mine uti solitos uccepimus » — E Dante e
musícali , e ch' esso risuonava di suoni с Petrarca aveano piena conoscenza d' ogni
tai. Forse con le Principesse di Monfer- letleratura europea, e di ciô ad onta, nulla
ia(o e co'priuii norniauni vennero trovato- cennarono di allri, fuori de' siciliani; e se
ri, ша poco o nulla iulluirono sit'siciliani: mai i nostri allronde attinto avessero i me-
í se alcun che cosloro imitarono da' fore- tri, la rima, il concetto poético, ivi o Tuno
sti-ri, è piii probabile i lor canti arieggía- o l'allro ricordato lo avrebbero, come Dante
re gl'ítaliaiii per la couiuue religione e na- riconlô chiaio (ínticamente essere stati di
zionaütá, di quaulo quelli d Africa. citori d'Amore certi poeli in lingua latina,
Dando un culpo d'occhio alia natura dei quasi fossero stali gl' immediali predeces-
canil surriferili , trovo nella veglia tie lio sori de'nostri padri; e Petrarca con agúale
Kolle nioilaiiesi e forma e concetti, e (piel chiarezza ricordô dalla Sicilia questo no-
che piti monta, ricordi desunti dalla sa- vello genere di letleratura essersi diffuso
piepza itálica. Troja, Roma, Maria Vergi- per omem ¡talíam ac lungius: in äö con-
ne, e nessnna allusione alie leggende o cre- sentaneo a se stesso, poichè ripetea la me-
lieiize slraniere. Tale è I' indole degli altri desiina sentenza aniuinziala nel 4 capilolo
rnJeri poelici sopravvissnti alia calígine del Trionfo d'Aniore, ove ó dato incontra-
del medio evo, e particolarmente quelli si stabiluienle it primato di tempo a' siciliani
ciliani. che furono inodello ¡inmediato dei (р. 4Г>). II non aver tocco né di arabi, ne
poeli della curte normanna — La poesía ri- di provenzali , mi certifica non aver dubi-
nacqne al mille ; noi distiamo otto secoli lato di ció né questo, né quello ; anzi col
Ja quell'epoca; pero dopo aver prodotto le rammemorare che fa Dante quoi poeti la-
figioni logiche e le pruove monumeiitali , lini; в Petrarca essere stata Sicilia la fonte
ft) A 18 marzo Pielro d' Amico , vissuto 6 ciliana : egli mi dicea : non che i raoti o lo frati,
*iai tu Africa mi aMtcnra estero diffcrentiiñma la I il tipo i diverio.
Matüeu* di quoi monla'inri e cmupagnuoli dnlla ei-
\i60, Opere — Canti Popolari siciliani — -Voi. u, 5