Page 52 - Raccolta amplissima di canti popolari
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Vil. DIAI.ETTI DI CÜI SERVESI IL POPÓLO ECC.       49
     prsistorica de' popoli ¡lalici, e quindi della  so la lingua; ma in Mezzojuso, Contessa,
     loro loquela , come 6 esposta nella Prolo-  Piaña e Palazzo Adriano , sempre protetti
     slasi. E ció perché un cenno fugace sarebbe  dall'ombra del trono, quantunque invisi ai
     lampo, che accresc.erebbe le ténèbre: a tanto  vescovi latini, e fiamrnisti a'latini, gl'illu-
     tbbsogna pienezza di luce.         stri profuglii si reggono, e viva mantengo-
                                        110 e perpetuano l'albanese e la dolía gre
                    VII                 ca favella. Perché avendo Giorgio Guzzetla
                                        fondato un greco Collegio in Palermo, ove
     W1I.ETTI  DI CDI  SERVESI IL POPÓLO BE' Sl'Ol  è una цгеса parrocchia, e risiede il yesco-
      САЯТ1  OLTIil  DEL  SICILIANO , CIOÈ  GRECO-  vo greco, non pub estinguersi lo studio del-
                                        Г idioma di Plalone e di Omero , e di cui
      ALBANESK E LOMBARDO.
                                        usava il siraciisano Señalo, innanzi al qua
      Ma oramai é mestieri far conoscere di  le Г istesso Cicerone , ad onta della legge,
    qaali favelle servesi il popólo ne'suoi can  che proibiva a'roinani oralori di parlar gre
    il, perche fra le altre varíela originali, che  co a' greci , per meglio imporre linguam
    pres-entauo, vi é quella d' imbalterci in di  suam domilis gentibus , fu astrelto da ri-
    verse parlalnre ignórale da noi medesiini.  verenza a servirsi della lingua de'vinti! E
    Tutti parliamo il siciliano, ma fra noi stessi  in quel Collegio è tale il fervore degli el-
    »i sonó uouiini biliuqui , i quali con noi  lenici studii , che i giovani nel carnovale
    parlano latino, coin'essi dicono, e fra loro  han posio in iscena le greche tragédie, co
    o greco -albancse, o lombardo, quantunque  me nella genlile epoca di Pericle le udiva
    di quesia lingua io forte dubilo non ado-  Aleñe. E tanto dobbiamo al grande orien
    P#rino un baslardume ininlelligibile a qual-  talista M.r Giuseppe Crispi vescovo di Lam-
    siisi altro , fuorchè a sé stessi. E prima  psaco, sapiente, che tutla Italia onorô e per
    mente farenio «renno della greca-albanese ,  vastità di dottrina, e urbana severilà d'atli
    perché più estesd in Enrona, e più coenita  e cosiunii, e ingenua nobillù d'indole, e di-
    díllallra.               '          gnità d'aspetto, si che rilrasse gli antichi sa-
      Ojiando riel U53, dopo la morle di Co-  vii di cui veneriamo i libri, i ricordi, ele
    sUulino Dragouenz, ultimo de' Paleologbi,  iinmagini. E a lui e al suo dolto allievo N.
    ¡'impero di Costantinopoli venue in mano  Spata (á) , e al loro concittadino Gabriele
    de'barbari; quando nel 14GG cadde Г Alba  Dará, elevo i Canli greco-albanesi, che ab-
    nia con il siio glorioso difenditore Giorgio  bellano quesla Uaccolta. Son essi di più
    Cistriotto Scandeberg , e il vessillo della  maniere , cioé , parle cleftici o guerrieri ,
    .croce, perseguitato dovunque, non avea ne  parte erotici o inisti , e parle sacri ; tutti
    nn letto che io ri parasse , né un brando  sono volli in italiano da Francesco Crispi
    die potesse difenderlo; il flore dei cittadini  d'Agoslino. I primi sonó ricordi dcll'anlica
    epiroti, fra'quali i consangiiinei dello stesso  patria, che amano con amore religioso, tan
    Seandeberg , ed altri nobili albanesi , con  to che ogni anno a -24 giugno (forse anno-
    le sacre imniagini, i sacri vasi, e le dome  vale della partenza) , sino a pochi anni or
     sticité siipclleltili, furono accolti da Ferdi-  sono, soleano ascenderé a popólo sul Monte
    uando II dettn il Cattolico, allora re di Si-  délie Rose, e da li a'primi raggi del nuovo
    eilia. Quindi nel 1482 grande numero di  giorno, rivolli all' oriente sciogliere lamen-
    essi guidali da Giorgio Mirspl olteneano da  tevole caulo con il triste intercalare:
    Giovanni Villaraiit facoltà di abitare Palaz
     zo Adriano; cinque anni dopo, 1487, allri
                                          0 bella Morea, non ti vedremo più!
     ?reci olteneano dall'arcivescovo di Monrea
     le. Cardinal Borgia , i feudi di Merco e di  (Juei bellici canli chiamano cleftici , no
     Aydingli, oggi delti Pinna de'Grrci; e poi  me al tempo istesso glorioso e infamante ,
     altri con Giorgio Reres ferniaronsi in Mez-  perché i clefti gittatisi nelle montagne, giu-
     zojuso; allri in Conti'ssa; altri in S. Angelo  rata morte a'musulmani, si difesero sempre
     Muxiaro prr'sso Girgenli, e altri finalmente  dal ferro omicida con grande occisione dei
     in Biancavilla, accosto Ademó. Oggi le co  barbari, e spesso per viveré abbisognavano
     lonie di Biancavilla (I) e s. Angelo sonó  di robare; qnindi ladri e omicidi il nome
     latinizzale, e unitamente al rito han dimes-  di clefli significo per gli oppressori, e mar
      (j) L' estiniione di nuesta  colonia devnsi preci  vila , qunndo giá n<* aren  dalo i prirai  sapgi del
     puamente alia cruzione doll' Ktna del 16G9 •, allora  suo ашогс piT la sapienza с per la patria, con v¡-
     le popolazioní de* paesi bruciati , с più di Monjpi-  viasizao dolore  di chi lo conobbc , e mió  in ispe-
     ■*»rt , m ci raccolscro , с spensero la lingua e it  cialitá, perch'io l'ebbi intrínseco , tanto da poterlo
     rtlo orientale.  «•                chiainare con il cuore ia lagrime: dimitlium. anin^os
      (*) Afai, l'egregio Spata ¿ raorto aul líorir della  mete 1
        Vico, Opere — Canti Popolari siciliani —Yol. ii.
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