Page 50 - Raccolta amplissima di canti popolari
P. 50
VI. DELIA DIFKUSIONE DELL INSULARE FAVELLA Г.С.С. 47
riñe a Cecilio: te lu uvessi nppreso il greco CINTO POPOlARK DI TROPEA
in Aleñe, e non nel Lilibeo, ed il latino in
йота , e non in Siracma , non parierest* Su generusii amanli a lu paliri,
tot] rozzumente ; с il sale ili Planto: grœ- Piiclii su viigugnusu a lu circari,
cittat tarnen verum, non ulliiissal, at sici Sl'ardenli fucu min li viuria diri,
liuat (\). E queslo fu ben nótalo сип ve Ma la virgogua iiiulu mi fa slari;
rni, puiehè Giovanni il Gramnialico espres- Tu nio cil ■ vidi sl'aspri mei înarliri,
sameiite dichiara , che il dialellico dórico Mi duvinssi lu inodii imparari;
osalo iu Creta, Kodi, Argo e Spuria, fu di- c.li'.illiir.i si fa duppiu lu piaciri,
versn da quello paríalo da' siraciisani, e dai Quannii sirvutu si' senza parraii.
siciliani . E Gorgo , una délie protagoniste
úYiridilio di Teocrito titolalo Le Siracui-ane, ALTR0 DI моятеыояе
allô slraniero, che criticava la sua parla tu
Л tempi antii'hi i cavaleri erranti
ra, francamente rispunde , esserle lecilo fa-
Non purtavanu a manu canni pinti,
vellare a quel modo, e pronunziare con boc
■Ma ecu l'anni acquistaru i lochi santi,
ea larga, perch' esse rilraevano la loro ori
Per cui li noini loro no su eslinti:
gine da Corinto, come Bellorufnnlu. Per sif-
Ma niulamtnii di still tutti quanti,'
faite peculiarità sicule délia nostra elleuica
Priini, secunni, terzi, quarti e quinli,
favella, Ateneo colpa di sicilianisini Ejcliilu,
Nni janiu appujandu a sti canni vacanti,
vissulo lungameute fra noi , cho parlava e
Ca la pizzintaria uni pigghia a spinli.
senvea como noi: e in questo secólo il Poli
aveihJo a lungo soggiornato in Palermo si- ALTIIO DI MONTELIONE
cilizzava quanlo Meli e Scimonelli. E que
Per un innamorato, che conosce essere
slo avviene , perchó noi sempre abbiamo
stalo ingannato ilali'amala.
impresso del noslro iiianhio , qualunquc
mi-rce qui nata o vénula, ciuè l'abbiaino ri- Fici nu gestu troppu ammiralivu,
slainpalo del noslro caratleie , e l'abbiaino Б rislaii tisu tisu cornu un cbiovu,
krb.iiu e quindi dalo agli altri rivestita Ccu l'occlii 'aterra e d'ogni motu privu,
delta nostra indélébile original i là. Ogni inoinentu avia cul un novu:
Quest.i favella, che ho iletto insulare, di Pc no pezzu no parsi sensitivu,
tínica stampa impressa , vive non solo in E s'inloslava couiu a focu l'ovu;
Sicilia, ma in Calabria, con ispeciali muta- Inimobili paria, ne respiran,
menti è vero , ma di conforme indole , о E di se stissu poi si virgugnau.
molle vestigia di essa irovansi in Sardegna
ed in Malla. Dopo tanti secoli e vicissitu- Cosi ancora nelle montagne , cosl nella
dini politiche, i calabii ancora l'usano, e in provincia di Catanzaго , finclié non si var
molle citlà non iscorgi diffetenza veruna fra olii a Sda; e ne'seguenii distrelti, corne li
il nostro e il loro parlare. Queslo avviene avvieni iu terre, che parlano l'albanese, cosi
per la comune origine; per lo che De Kitis pure iu ierre , che parlano il siciliano , i
scrivea: « Dal cerchio degli Appennini sino quali simili ad alberi cenlenarii nel deserto,
al mare, il popolar linguaggio с campano, leslificano ancora la lunga presenza de' no-
o se si vuole oseo; e quimli consimile al stri in quelle conlradc (°2).
siciliano. » Avviene per l'eseinpio délia cor Questa favella símilmente odesi in Corsi
te normanna e sreva al risorgimento délie ca e in Sardegna inaspettala с vaga, lio
leilere ; e finalmente per i coininerci reci- esposlo innanzi le origini comuni per cui
proci. e perché in noi, с meglio in Messina il nostro al loro parlare si da vicino somi-
quei popoli si specchiano — Noi ollre all'an- gliasi; ollre che i símil i cola cortamente mi-
tico esempio addotlo di sopra (p. 30) per grarono, oltre alTtiso del latino, che ebbe-
la morte di D- Emico d'Aragona, e cavato ro simultaneo; еошз in Sicilia vi si stabi-
dalla cosenlina stampa ilel 1478, producia- lirono i greci molli sccoli avanti G. Cristo;
mo i segiienli , venulici dalla cortesía del i cartaginesi questa e quell'isola a lungo oc-
sollodalo cav. Vito Capialbi da Montelione: cuparono; cadillo l'impero romano, la Síci
(i) Questi due possi di Cicerone с di Plauto , apparalo il greco , non in Ateno , citla attica , ma
uceóme poswino атег diversa interpretazione , la c- bciisi in Lilibej , citla púnica ; e il latino , non in
îpongo , atlencnd"ini a quc-lla dala lor da quanti Koma , cilta lalina , inn in Siracusa , cilla greca ¥
aotti ГЪап riferilo , e precitamente dal celebre ¡M. ríanlo Corse ncl Prologo de' Menecmi, inlmc ragio-
Crupi. naro degli argomenti coiuici , e non gia dolía lin-
E pofsibile ebo Cicerone tacciasse d'ignoranza di gun?
Cree» e di lnlina favelln Г atvorsiirio Cecilio , с a (a) V. I'pistolo di Vito Capialbi, ¿Sopoli iSíg, p.
far ciù tic meglio conoacore lo riuinrovcraasc uver 3i4 e legueuli.