Page 45 - Raccolta amplissima di canti popolari
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              ne di Fede. Il terzo si с che ciascun si  faccia , ne chieggia Alcnno all'flitiro diso-
              ripose ü'ogui falica un di della semana.  uesta cosa. — Delto: Autre creature.— Det
                Serra, non é spagnuolo, come crede il  to: Chi dà a te l'una gula, apprestagli I'nu-
              Tomniaseo, ma siciliano.            tra. — Detto: I.' uulezza dell'animo.— Buli:
               Scurita , sventurata , tinta a bruno ; fra  Avtaro di Cristo. Diltamondo: O con simiI
              noi «curtí / e s( tirilla.          perçusse , o con più coude.
               Sfuire per isfuggire. Fr. st. rom. Melle-  V usato invece di vo. Buti, Inf. с. 4. Pe
              vano lu pede nella staffa , la quale sfuiva.  ro avean rotte le taule— Ivi с 9; Faule dei
               Sgarrare per isbugliare; è couiune anche  poeti. — Fra Guittone: Dall'ugne del dtau-
              oggi in Toscana.                    lo — Detto : Tulione voi uno, il diaulo ne
               Sinde per se ne , dal siciliano sinnt. Л-  atlrappa.
             morozzo da Firenze: .... Si come Г as-  Varva per barba. Fr. st. rom. llora se
             sassino, Ca suo signor per ubbidir san fallo,  questi, li quali portarono la varva.
              Va, prende moi te , e poi hod sinde cura.  Vislire per vestiré. Diltamondo: Poi per
               Spondere per versare. Dante: Sembianze  seguir de'paienli la voglia Si sposa a Cleo-
             femrui, perché io spandessi L'acqua di fuor  fas, fratello di quello Che bailo Cristo e lo
             del mió interno fonte. Matleo Ricco: Corne  vestí, e lo spoglia.
             fontana piena. Che spunde lutta quanta, Cosi  Vidire per vedere. Guido delle Colonne:
             lo meo cor canta.                   Amore é uno spirilo d' aidore Che non si
               Sperin per ispecie, spezie. Fra Guiltone,  puô vidire. E qilindi vidi, rio e vejo, t>i-
             lett. 111. E in ispecia taie non conosceva  dissi etc. per vide, veggo, redessi, со.чю si
             l'uonio lo pregio di essa.          leggono nella Vita di t ola di Renzu, Jacopo
               Stari , stajere per tsfure, e i suoi deri-  Pugnsi , Artigo Baldonasco , Stor. Aquil. e
             vati stajo, stati, stano, per sto, state, stun-  allrove ; essendosi i nostii valnti non solo
             no, etc.                            dell'infinito vidire, ma si pure di «tere, co
               Strata per istrada ; e il siciliano si ac  me gli autichi toscani.
             costa meglio ail' etiino lalino , via strata ,  Finí* per i'enit. St. Aquil. Anni mille tre
             cioè via teki la o Itislricuta.     cento vinti otto.
               T per d. B. Jacopone: l utte le genii per  Volire e i suoi derivati per voUre.
             ogni contrata. Detto: il tuo rontato in quin  Vui o nut per voi a noi; come leggesi in
             to è partilo. N.r Jacopo: Anzi vorria mori  Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso etc., nè per
             ré di sputa. Brunetto Laiini: E guardali a  la rima, сыне interpreti e lessicograü sen-
             ognura Che laida guardalura Non facci a  tenziarono; nè ad iniilazione de'provenzali,
             donna nata In casa, о nella strata.  come opinó il Nannucci; ma perché i modi
               Te', per tient. Brunetto Latini: Te', porta  insulari dalla Sicilia si di(Tusero per tulla
             questa insegna , Che nel mio nome régna.  liaba.
             Novelltno: Te' dieci bisanti.         I montanari dell' Etna , ineno islruiti с
               Tinta, infelice , svenlurata. Io la tinta ,  meno corrolli degli altri, e seco molli coii-
             dal bruno di chi piange i perduti. Toni. Di-  tadini пей' isola , con iscandalo delle caste
             zion. l.stet v. I, p. oO.           orecchie de' cittadini , ancora conjugarlo i
               To per tuo. Nella Sandra di Ceceo da  verbi della terza maniera , come se della
             Veilungo: Col venire a offerirmi il lu pré  prima fossero; e per tanto usan dire tt'nno,
             senle.                              ficia. dall'infinito jkiri, üteeu, per vinni, fici,
               Trivulu per tri bulo , dolore , afflizione ;  dissi. Ma sappiano i maestri iniei, quell' u-
             Fari í¡t Irivulu—doloris iinitamenta— E co-  scila essere errónea egli è vero, ma poler-
             mune : — lassimi ecu Ii ine'ínutilt. Questo  si , anzi duversi perdonare , primo perché
             che seinbra fiorcntinisino in Davauzali ,  comune со' noslri tesli di lingua del secol
             Tácito, I. 3, è pretlo sicilianisnio plebeo.  doro , seconde perché comprova come da
               U adoperato in luogo di o. Guido delle  quesle balze si diffuse la favclla italiana nel
             Colonne: Anzi avverria senza lunga dimitía  continente.
             Che in foco slutassc. Dolió : Poi folle è  l\é altri eaempii adduco a documento del
             quello che s' innamura. Pier delle Vigne:  vero ; tralascio i participii , che hanno u-
             Ñon ho giuatto a faglia. N г Jac: Non nos-  scita affalto siciliana, tanto nella seconda,
             so dir di cento parle Г una С amor cu io  qiianto nella lerza maniera di conjugare ;
             porto alia vostra persuna. — E quesle per-  come chiuduto, cociuto, canceduto, persuá
             mulazioni sono vive in roscaría, nè futоно  dalo, prometíalo, raduto, riduto, storciu-
             igiiole a' latini , como nolo Quiiililiano , il  lo, vinciuto , per chiuso , coito, concesso,
             quale ricorda Cul'hides e Pulixena per  persuaso , promesso , raso , riso , storto ,
             Coirhides e Polixcna.               vinto , etc., per istordilo, fullito, inleso,
               U sosiituito ad (. Fra Guiltone: Mai non  etc.—Л compiere il quadra delle alliueuze
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