Page 49 - Raccolta amplissima di canti popolari
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             bon« ogni menzu, basla ea era vanlaggiusu
                                                 siciliana, i suoi lessici e lessicografi, chia-
             a li so' disinni ; essendo la congiimzione
                                                 riscono le differenze tra il dialetto siciliano
             purchè ignota in Sicilia, ed in sua vece, e  e Г itálica lingua E rappiccando il filo dei
             in questi casi, usandosi basla ca; e quesla  nostri ragionari, là dove ne fu nécessita in-
             congiimzione siciliana ama il suo verbo al-
                                                 lerroniperlo per offerire gli speccbielti su
             I'indicaliTO , e non al conginntivo. Qnindi  perior!; dico essersi conosciuto dagli addotli
             il fosse si cambia in era, e queslo qnante  esempii di antichi autori , una essere stala
             volte »on sia dipendente da verbo deside-  mai sempre Г insulare f.wella , aver subito
             rativo.                             lievi variazioni col volger de' secoli , e con
               In italiano è consueto il ironcaniento dél  le doininazioni straniere , ed esser promi
             ie parole, in Sicilia non vi si presta la lin  scuo alla fosearía e alla Sicilia, qtianto nel
             gua , r'do si sente una parola tronca , se  nostro parlare sembra più strano e diffor
             togü unu e signuri : un maistru , sigtiur  me da quello: perché aile siculo fou li at-
             Sintuicu.
                                                 tinsero gl' italiani, conie proclamava Dante,
               Le figure non corrisponduno tradur.endosi
                                                 e come confessava Petrarca , non soin nel
             dall'una favella nell'altra: p. e. il folio onor  quai to de'Trionfi d'Amore (2), ma più nol
             del mentó, riesce gnflb e ridicolo volgariz-  le familiari epistole, ove disse к avère, egli
             zandosi : /« 'vfutu onuri di lu varvarnz-  il Petrarca, scritto alcune coee inlese a di-
             zu (1).                             lettare le orecchie dei popoli usando le leg-
               Non poclii vocaboli siciliani non banno  gi proprie de'volgari, il quale genere, come
             affatto corrispondenza italiana; di qnesti ho  siiona il grido, essendo rinato fra i sicilia
             in serbo le lavóle nécessaire per comuni  ni non molli secoli or sono, di là si spar
             carle a' fu Inri lessicografi, i qiiali con biioni  se per tulla Italia (3).
             metorli intendano alla compilazione di on
             vero Vocabolario siculo-italo.                     VI.
              L' indole délie due favelle è unica, ma
             variata: quanti ban vollo il Meli in italia  DKLLA DIFFl'SIOKE OIÎLL'lJfSl'URB FAVKILA IUI,
             no, tanti lo banno svisalo. 15 loro imperi-  КЕЛМР. DI ПАРОМ, К OflOGENKITÄ COM yl 1,1,1.1
             zia? — no. — La lingua non vi si presta.  Dl CORSICA, DI SARDHGN* E MALTA.
              Qiieste differenze di vocaboli , di teuere
                                                  Le inegiiaglianze , che nel siciliano lin-
             alfabeliebe. di numeri, di generi, di conju-  guaggio ora rinvengonsi, eil abbiamo nótalo
             gazioni, di segnacasi, di prosodia, di orto
                                                 sin dall'antiehità. le tisarono i padri nostri
             grafía e di rególe di reggimento , insieme
                                                 in lutte le lingue di cui si valscro, e delle
             alie altre raginni, ebe qui non ripeto, e che  quali serba rinordanza Г istoria. Da cid il
             esposi nel citato fíngionamenlo sulla lingua
                                                rimprovero da Cicerone lancialo nelle Ver-
              (i) Mnlto  altre  diflercnEC  tralascio , с dichiaro
                                                delPAlighiori, ultimo re e maestro delln nobile no
            атог attinto tnlunc di esse На' Ditcorsi pronuntiati
                                                stra favella. s lo non solo a-'erisco pienamente al-
             dal Can. Snlvatoro Círasso Oambino nelPAccudemia
                                                Popiniono del De Posqonlo, ma raccomando al leg-
            dcgli Zclanli. I] Prof. Innocenzio Fulci lia giá dnlo
                                                gilore di percorrere per intero In citata epistola.
            la Granimatica itnlo-sicula, della quale ahliiamo det-
                                                  Í3) Epistole familinri , prefazione. V,  quanlo fu
            lo piu innanai.
                                                da me dctlo nel n. III , р. 3a, di questo prolegó
              (a) /I Prrlicnri valcndosi di questo passo , inter
                                                meno , riferendo Г autorita di Dante , Vita Nuova,
            preta con la plurali'A de'lcggitnri, intenderi* il poeta
                                                cnp. XXV. Arrigo da Settimello, vissuto prima del
            essore л' suoi tempi i siriliani decaduti dell* antica
                                                Petrarca , cioè nel XII secólo , in Sicilia poneva la
            grandeaza, o giA renuti da xeíz<>: ша i! dotlo Fran
                                                sede della Snpiensa como testificó nel suo poema:
            cesco do Posquale da Lienta (Vapore, Anno sccon-
                                                Vt divertilate furtimœ el Philotofœ  consolatione,
            doj n- 7,  io marzo iS35), dimostra non solo non
                                                ore fa dire alla Filoscfia:
            essere decaduti i siri'iani alP época di Dante , Pe
            trarca , Boccaccio , ma non  dorersi  Icggere quel
                                                  Et mihi SÍGANOS, ubi uostra palalia, muros,
            verso come Perticari lo riferiscc, hansi :
                                                   (Sic etat propositum mentis) adiré lubet.
              Çlie fur giá primi, e < ¡ u i v i eran da sexzo.
                                                E lucio  Drusi , poeta  pisnno  viisuto a detto del
                                                Ginmbullari nel 1170 , a Gugliclmo II intitolava il
            E con cío vuole egli che dcbha  intendersi , che i
                                                suo pneinn sulla Virlú, e Paltro sulla Vita Amoro
            ■icitiani, i quali furono pía primi , cioè , primi a
                                                sa; per la quai cota il suo ñipólo Agatone ocrivoa:
            paríate il volgnre illustre ed áulico; che da Palor-
            mo , от* ehlie suo nido , si propagó in seguito per  Se il grand'avolo mió, che fu il priiniero,
            tulla Italia ; che  furono  primi a poetare  in cs>a
                                                 Cbe il parlar sicilien giunsc col nostro etc.
            lingua con tsnto di ouore; che furono in somma i
            primi maestri  dclP áulica  favella , quivi , cine in
                                                 Nclla ProtoMaei, che usrira nel IV volume della
            quella ocrasione , ollora , in quel  luogo , eran da
                                                presente collrzione delle roie povere Opere, »ara di
            teízo, perché eppunto , qunndo li vide il puela, ti  semínalo qiianto il Pasquini nnnunzia nel «uo libro
            trovnvano iu coiupngnin di Orf-o , Aireo , I'indaro,  i  suir Uiufieazione della lingua, Firenie, 1869.
            Anurreontc, Virgilio, Ovidio, Calulln в •pcciatmanle  I
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