Page 36 - Raccolta amplissima di canti popolari
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III. DELL ITÁLICA LINGUA, POETI ECC. 33
e più intelligibile a nata Italia (1). La lin vono. I suoi scritti latini, malgrado l'inele-
gua ietteraria non cominciö a risuonare se ganza della lingua, hanno l'evidenza, ¡1 fйо
non nel dialello de' siciliani (2J. Essi nel ги e la profond i tú di Stile che appartiene
corso dei secoli del medio-evo parlavano la sempre esclusivamente al genio. La sua elo-
lingua romanza-volgare ; ma avevano assai quenza riesciva a persuadere alla fedeltù le
prima d'allora inneslato il latino sul greco. città intere, che sovente incítale da'missio-
Quindi il dialetto che parlano anco a'di no- narii e dalle omelie de'papi, correano a fu
stri è fluidissimo di vocali (3). Tutlavia le ria di popólo per rovesciar il trono dell'im-
cagioni enumerate fin qui, che cospirarono peratore;—e Federico confessava che, men-
simultanee e potenli a creare la lingua, non Ire i suoi vasti domina , la possanza e la
avrebbero opéralo si prospere, ne con tanta fede degli amici suoi, il denaro e gli eser-
celerJtà , se Г iniperatore Federico 11 non citi gli riescivano inefilcaci , la sola penna
avesse regnato in Italia. Nel corso di 400 di Pietro délie Vigne era bastante a difen-
anni, che s'interpongono fra questo princi- derlo contro i papi. — Pietro si educo da
Se e Cario Magno , la storia non lascia ve- giovinetlo nella città di Bologna, accattando
ere alcun monarca, se non fosse Otione I, Uníosme ogni nolle su per le vie per po-
il quale potesse liberare il genere urnano tere studiare; né egli si affliggava di si mi
europeo dalla ignoranza in cui stava sepul sera condizione, se non perché ei non po-
to. Federico 11 aspirava a riunire 1' Italia teva ancor liberare la sua madre dal peri
soltó un solo principe , una sola forma di cote di moriré d' inedia. Ma il suo genio
governo e una sola lingua ; e tramandarla splendeva anco fra l'oscurilà dell'indigenza,
a'suoi successori potentissima fra le monar e Federico al primo vederlo e udirlo par
chie d'Europa: ne dopo l'emigrazione di Co- lare, lo raccolse nella sua corte, e non molto
stantiuo e della sede imperiale sull'Ellespon- dopo lo creo suo cancelliere.
lo, i tempi «rano seinbrati mai più oppor Fra le opere scritte dal ministro e dal
tun!, se Federico non avesse dovuto perpe principe , quelle di Pietro sonó ancor lette
tuamente combatiere contro i papi , allora per la luce che spargono sulla storia e la
più onnipotenti che mai. Ma linché Fede diplomazia di quel secólo ; e fra quelle di
rico e i suoi figli vissero, né le guerre per Federico, spetta al risorgimento ed ai pro
pétue , ne le domestiche sciagure li distol- gress! delle scienze un trattato ch'ei lascio
sero mai dal farorire e collivare le letlere; non finito , e che fu supplito da Manfredi
e se non avessero lungameule risieduto in suo figlio: fu il primo che dopo la rovina
Sicilia, la lingua italiana о non avrebbe ri- dell'antica Ietteratura fu scritto sulle varíe
cavato aiuto veruno dal coltissimo dialetto specie e nature degli uccelli. Egli fu il solo
di qiiell'isola, о più scarsanientc e più tar- sovrano che sia mai slalo il più dotto di
di. Il palazzo di Federico e di Manfredi era tutti i suoi sudditi. Scriveva if romanzo si
l'ospizio de'poeti: e i corleggiani che gareg- ciliano, i dialetti di Francia , il latino e il
giavano cu' loro principi a compor versi , tedesco , e sapea Г arabo e il greco. Fece
erano a un tempo oratori, uoniini di statu Iradurre le opere scientifiche degli antichi,
e guerrieri , generosissimi d' animo ed ele fondo se.uole e accademie, e ristorö univer-
gant) ne' loro cosluini. La galantería caval- silà che decadevano , e ne creo delle nuo-
leresca esaltava il cuore délie donne , de ve, che emulavano le antiche. Ala lutte le
slava le loro grazie e raflinava la loro edu- sue islituzioui a promuovere la Ietteratura
cazione. Talune emulavano d'ingegno i loro erano abominate, come derivanti da un prin
amaiiti , cd una d'esse li supero. Nina Si cipe erético.
ciliana era la Safio d'Italia, e non infelice, Finché il regno e il secólo dell' inipera
perché le sue poésie forzavano ad amarla tore Federico non avranno uno storico let-
anche i cavalieri che non l'avevano mai ve- lerato insieme e filosofo , lo scoppio quasi
duta; ma non pare che ella per amore vo subitáneo de'tumi, e la loro rapidissima dif
lease concederé altro che canzonetle. Tutla fusion« in Italia e nel rimanente dell'Euro-
via le poésie migliori del dialetto siciliano, pa riiuarranno fenomeni. Ma al proposito
e men Ionian« dall'italiano de'noslri tempi, nostro bastera lo spiegare come avvenisse
appartengono a Pietro délie Vigne nato a che la Ietteratura e la lingua fossero si fe
Capua, e che pareva uno di quegli uomini licemente promusse da un principe perpe
creuti dalla natura per ¡Ilustrare ogni lin tuamente impedito da quelli che governa-
gua, ogni scienza a cui si applicano, e ad vano le opiuioni e i cuori della universa-
onorare qualunque época e tempo in cui vi- lità delle nazioui. I creduli e i ciechi erano
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Vieo, Op*re — Canti Popolari siciliani —Toi., h,