Page 32 - Raccolta amplissima di canti popolari
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II. dell' antichitX e origine della lingua 29
if quanio pono vi volle a fare da coru- zioni, in un Catechismo cristiano seibato
scus, surruscu ; da diruptus, sdirrupu; da dai Cassinesi di Catania, e tnlt' ora inédi
glomer ghiominaru; da vidi, vidisti, vidi, to; e questo Catechismo ha tullí i caratte-
ridimus, vidistis, »iderunt, villi , vidisti, i'i di essere stalo serillo nel secólo A'lll.
villi, vitlhnu, vidislivu, vi Hi ru ; da dixi , Eccone un brano: « Lu prinm cuinanda-
dizisli, diximus, dixistis, dixerunt, dissi mentii, Ki Deu cumandau, si è quisto, zo
dicisli, dissi, dissimu, dieisli-vu, dissiru; da esli a dire, tu non liavirai per Deo allru
feci, fecisti, fecit, fecimus , fncistis , fece- hi mi: ni non adorerai, ni servirai, ni ha-
runt, lici, facisli, (ici, ficimu, facislivu, li- vrai tua spiranza se non in mi : ki quillu
fini; e cost in lutte le conjiigazioni de'ver- ki medí sua spiranzaprincipalmenti in crea-
bi, che dull' una passarono all'allra lingua, tura, peeca mortalmenti, e fa contra quistu
e di migliaia ili al Ire voci, che sarebbe fa- cumandainenlii ele. » Cosi segue spiegan-
slidiosissimo Г enumerare. Aggiuugasi a ció do i dieci preoelti del Decálogo, i dodici
i lalinismi, che tiitlora usa la plebe sicilia articoli della fede, il liattato de' selle pec-
na, come il dire ma rotura per iriarmi, usa cati mortali, quello della virtù, il prologo
re la voce magiin nell'istesso signifícalo del- sopra Г eiposi/.ione del pater noster, dei
ïavverbio latino magnum , dicendosi ma setle doni dello Spirito santo, e finisee col
gna n' avi , magnu ni vitti, per dire assai panegírico della pace. La ki per cht il zo
ne ha, assai ne vidi, e cluainare frangiri e per ci'o sono imperfezioni ortogialiche di
rinfrangiri il primo e secundo lavorio della chi volea dottmeggiare, e noi le troviamo
Ierra — Lievi come fussero state per la pro- nelle scritture de' saputi al cadere del secólo
nunzia tali allerazioni , vennero a cambiar medesiiiio: nel resto è dessa la favella che
(Itl tullo la natura della lingua patrizia, per il popólo usava, corne appare dai normanni
ché tolle le desinenze primitive, non fu più dipl'imi.
diflerenza di casi, di generi, e spesso anche La Cronaca della cospirazione di Giovan
di numen ; e perciô la lingua non avrebbe ni di Procida (1), ne presta nuovo argo-
Pululo püi serviré ad esprimere le idee. I mentó dell' antichità di nostra lingua : e
pronomi vi furuiio sosiiluiti, e si cuminciö per saggio tolgo Г epístola dei baroni Sici
adiré Ule notti, ista nuci, islu pedi, Uli lian! a Pietro d'Aragona, perché giova al
"¡eau , tsít omini , e per aferesi la, sla, confronto con la lingua d' Italia « A lu ma
*í», it, sti. gnifiai et egregiu e putenti re d' Aragona
Aggiungi le permiitazioni délie letlcre, co e conte di Barcellona , con tuttii vostru
sí la i> in v, secondo Г uso dei gieci; bi- puiiri e signuria di chi nui ni raccuman-
here, brachium, bos, bucea etc. mutate in nainu tutti a la grazia vostra. In priinu lu
tteiri, vrazzu, vo' e voi dal genitivo bo- Conti di Liniini, zo estt misseri Alaimii ,
*«# e vueca; cosi le due II in dd a modo misseri Palmen Abatí, e misseri Gualteri di
de' punici, per cui di illo e illa, si fece Caltagiruni, e tutti l'autri baruni di la isula di
Ши e idda; cosi le desinenze de' diminu Sicilia, si vi salutamu eu onni riverenza ha-
ai e vezzeggiativi alla púnica. Aggiungi le vendu sempri merci di li nostri persuni, sic-
voci greche e arabe di cui è ricca la no cornu omini vinnuti e suggiiigati coma bestii;
stra lingua, difîusamente annotate dal Vin- riccumandainuni a la vostra signuria et alla
c¡ e dal i'asqiialino nei loro Vocabolarii. signura vostra mugghieri, la qnali è nostra
Л conos,-ere poi come siasi mantenuta la donna, a cui nui duvimu purtari lianza; man-
sinliana favella dall'epnca sveva sin'oggi, damiivi prigandu chi vui ni digiati iiherari e
bastano i seguenti pocîiissimi esempii. E trairi e livari di Ii manu di li nostri e di li
primo noi la troviamo, con minime altera- vostr i niniici, si cornu liberau Moisè lu populu
ktte connaturali, ch'è quanto dire aver i siculi su Massi romano, acriltore latino della Vaticana, e pe-
àliizato , с gl* Hali italianizzato. I. о slesso in ritissimo negli studii paleograiici, ha tutti i caratteri
Corri«a avvenne per le medesinie engionî.
di essere síncrona. A chi duhita della sua antichità
(') Valermi di questa Cronnca dopo che un illu f>cr ragioni filologiche, dico soltanto*i.° quasi tutte
stre connationale e mío auiico dubila della ma inge-
с teriuinazioni délie voci, с le voci istes.e essere sici
aniu, e dissentire dalla sua opioione? —Si, ne dis-
liano 5 2.° forso non fu scritta da persona qui nalft, о
•ento, e cosi di qualche illazione dedoltain qucll'o-
ch'era ninga^nata nella corte aragoneee. Con único
p»ra per a Uro el ^borati*sima; с forse un giorno mi laroro conQdo SiidisTnrc ad entrambi я tempo 0 lùo-
KF* conresso di oprire i nliei tlubbii a lui sIosh». К
go.— Cosi atea io scritto quando il Rnhieri, il De
рш nr disiento, qii.indo il eh. Pietro Sncßlippo mi
Bens], il Di Uiovanni e quatiti hanno toeco questo
comunica copia della cilatn rpistola, сои qualche
argoinento, provnrono Г errore del chiaris^imo aut^rô
'»riante, ricavata da un Códice della Vaticana di Ко dei Vespro. La nobil semhinnza di Giovanni di Proci
ла contenente quest' inédita Cronaca, seguato nume da è sgonibra di nubi, e perô io dimetto il pfoponi-
ro 5z56, e questo Codice, a giuditio del Saufilippo, mcnlo di analîcsarc Topcia. dell1 Amari.
""■genie storico siciliano, о del pruü.»ore Francesco