Page 30 - Raccolta amplissima di canti popolari
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п. dell'antichitX e origine della lingua 27
E ció perché il popólo non eoniprendea questa o quella lingua: il Capasso promise
neppiire il latino platéale in eui è dettato ad entrambe, cd ottenne la somma paltuita
il diploma, e per ¡nlcnderlo fu voltato in scrivendovi questo dístico bilingue:
volgare: e questa testiiiionianza del 1080
sia riprova a convalidare quanto ho sopra In mare ¡rato, in subita procella,
ripetuto, cioè la massa della nazione in Si Te invoco, Maria, benigna Stella.
cilia ignorare e arabo e greco e latino, so
lo usando il volgare, per quanto i letterati, E nella Biblioteca del Senato di Palermo
¡I sacerdozio, i notari, il governo si sliatas- ho lelto varie ottave sicule-latine.
sero a parlare e scrivere in quelle lingue. Ugo Foseólo , supremo critico , nel suo
E a chi non basta quanto testifica il vesco- lavoro sulla lingua , statuisce che « dalla
vo di Lipari, legga e consideri la testimo- lingua paríala Ira il VI e il XII secólo in
nianza coeva del vescovo di Catania. Aiigerio Italia sia di nécessita derivata quella che
nel sno Statuto riguardante il battesimo de- poi fu sentta e divento letteraria; » essen-
gli adulli sanciva: si nest il literas , Леве do egli convinto che 1300 anni or sono il
vulgariter dicat. l'erciô sulla tomba di Gre volgare era la lingua paríala nella penisola.
gorio V fu scolpito: E aggiunge a mostrare come ab antico fos
se già costituita: t la grammalica , Г orto
Usus francisca, vulgari et voce latina, grafía, e per conseguenza la pronunzia , e
Instituí! populo eloquio triplici; tu lie le parole e frasi della lingua italiana
sono oggi con rare e irrilevanti eccezioni ,
e ció sia spiega e conferma di quanto ab- precisamente quelle medesime che si tro-
biamo sviluppato di sopra. —Tanto le favel- vano non solo nelle prose di Dante , ma
Ic latina, sarda e italiana si ravvicinaiio, che di scritlori che vissero innanzi a lui. »
il Padre Madan dette un lavoro di liingo Perô un vincolo «ecreto lega tutte le par-
fiato in poesia sardo-latina, pubblicalo in lature de'diversi stati ilaliani, e Г osserva-
Cagliari nel 1782; cd è famoso quel Sonetto tore maraviglia nell'incontrare su' colli d'l-
bilingue per la Madonna : bla e i dvelivi di Erice la voce, la frase, la
sgrammaticatura, che udiva tra le lagune di
Vivo in acerba pena in mesto orrore, Venezia, stille rive del Tebro , dell' Arno,
Quando te non invoco, in te non spero, ira i colli Euganei ее. Única famiglia di
Purissima Maria, et in sincero uomini popólo la penisola e le adjacenti
Te non adoro, et in divino honore. isole del Tirreno ; fra le quali giganteggia
Et. o vita beata, et anni et horae Sicilia. E ben a ragione quel santo petto di
Quando, contre me annato odio severo, N. Tominaseo, siffatta consanguineità osser-
Te, Maria, colo et in gandió vero vando dicea: non si puô non nguardare sen-
Vivere spero, ardendo in vivo amore. za consolazione e speranza quest' unità la
In te sola, Maria, in te confido, tente da tanti secoli sotto tante e tanto la-
In tua áurea materna respirando, grimevolí díversila. Ma ció che avea ad esse-
Quasi columba in suo beato nido. re tenuto come arra di pace , fu dagl' italiani
Non amo le, regina augusta, quando converso in arme di guerra ec.,ec. Diz. est.
Non vivo in pace, et in silenzio fido ; v. 1, p. 238, art. Matasala.
Non amo te, quaudo non vivo amando. Se vogliamo rifulcire le ricerche filologi-
che con le istoriche testimonianze, io trovo
Inoltre ho presso di nie poésie siculo- in Malaterra come ¡ normanni coltivassero
Iatine del can. Salvatore Bruno di Catania gli studii : с eloquenliœ studiis inserviens
e del can. Salvatore Grasso Gambino di in tanlum ut etiam ipsos pueros quasi
Aci , e un Sonetto italo-latino del Conte rethores atiendas. » — Nelle storie del No-
Tommaso Gnoli di Roma, che non pubblico vaíro aver il re Ruggiero accolto e favorito
per non accrescere la mole del presente gli arabi e le loro istituzioni, alimentando
■volume. Mi limito solo a ricordare quanto
cosí la pubhlica coltura.—Buti, comentando
Marco le Monnier , tráncese , nel suo Li la Divina Commedia scrivea che « nella corte
bro iulilolalo: L Italia è la terra de' mor- di Guglieluio figlio di re Ruggiero, si tro-
ti? Napoli presso il Morelli , 1860, p. 42, vava d' ogni perfezione gente. Quivi erano
n/ I nferisce di e^.sersi fabbricata a Napoli li buoni (licitori in rima d' ogni condizione;
uua Cappella dedicata alia Vergine da quei e quivi erano gli eccellenlíssimi cantatori ;
pescatori. Fu incaricalo Nicola Capasso di quívi erano persone d' ogni solazzo, che si
porvi un' iscrizione, ma il Municipio la vo puô pensare virtudioso ed onesto. » — La
lea italiana, e il clero latina. L' una e l'al- espuhione degli arabi puô dirsi compíula al
tra parte gli promise un regalo se scegliesse 1080; e pochi anni dopo cssere stata divella