Page 17 - Raccolta amplissima di canti popolari
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14 PREFAZIONE
riguarda la siciliana , seenerô brevemente antichi (Dionisio I. 16); Plinio ricordö pure
quel die stiiuo qui neccssario a delernii- come loro vetusle possession! nel Piceno, i
narne Г origine. tre distretli Palmense, Preluziano e Atria-
A dir breve mi basta cennareG. B. Vico, no, d'onde íu им,, caeciati dagli Uinbri. Lo
luce dell' unían genere, avere scritto nel § ingrandímento de' siculi, che in tempi si
XXXV del libro 3." delta Scienza Nuova: oseuri compariscoiio nell' isloria già formata
le radical! della lingua latina tulle natie in corpo di potente nazione, puù dare uni
del Lazio, non dovere della loro origine qualehe idea della figura che i'eeero antica-
nulla affatlo alie lingue slrauiere, c¡5 che inenie: luttavolta niun' allia ncordevole me
egli profondainenle coiuprova. L' etrusco , moria ci e rimasta, fuor di quella délia lur
oseo ed Ítalo esser più anlichi del greco o decadenza e rovina. Л delta di Dionisio
lidio. Leigner di Losanna poclii anni or (I. 1, Iii), le guerre che in quel fatale pe
sono chiariva con docuinenti la soniina riodo animosamente sostennero contro gli
dilïerenza tra Г oseo e il greco. Dionigi Umbri, furono le inaggiori e le più ostinató
d'Alicarnasso, ancorchè greco , rigellô la che si fosser . sum allora vedu te—Troppu
opinione che gl' i Ulli provenisserq da co deboli i siculi per resistere a una si pó
lonie greche , anzi afferma nulla avère fra tenle confederazione , veiinero final mente
loro disoiniglianie nella religione , nella espnlsi dalle loro sedi, e respinti verso il
lingua. Erodoto indica che gl" itali avevano mezzodi dell' Italia , ove tenlarono invano
un linguaggio estraneo a' greci Le sette la ili esser soecorsi (1, 2i). Fatti audaci dal
vóle eugubine seoperte nel 1436 irovansi la nécessita, risolvettero di vaheare il più
scritte cinque con alfabeto etrusco, due vee- strelto passo che fra Г Italia e la Sicilia
chio latino: non eian due favelle, eran co- vi fosse onde cercarsi una nuova patria in
muni, anzi affiiii, e con esse parlavasi al quella isola, ove, seconde noi, immigrava-
popólo. Fra gli antichi abit.itori del Lazio no. 1 sieuli slanziarono primeramente nel
primeggiavano i siculi, о itali, che val lo la parte orientale, poco avanli abbandona-
stesso, essendo italo variante di pronunzia la da'sicani, a motivo délie spavenlose eru-
di siculo — di cio tutti gli storici conven- zioni dell' Etna. Ma il bisogno di provve-
gono, e del numero dismisurato di quei po- dere alla propria sussislenza, svegliù si fal
poli ne accerta Tucidide. tamente lo spirito bellicoso di quelle gen
Nel dispor la serie délie antiche rivolti- ii, che , respiugendo da ogni parte i sica
zioni italiche — disse il Micali t. I, p. 99, ni, otleiinero di esser riconosciuli signori
Capolago 18.42 — tocche dagl' istorici non di tullo quel paese, che avevano acquisla-
si trova più alto principio di quelle de' si to con le armi. Con tali vantaggi perma
culi. Dionisio nel linguaggio favorito dei nent del dominio e della forza , i siculi
greci, li chiamô gente barbara e indígena divennero poseía si preponderant! nell' iso
del Lazio , lo che eselude evidentemente la, da invadere tulla Г autorità , e dare a
qualunqiie provenienza straniera. Varrone quella il proprio nome (I).
L. I, VI, Kl, conferiuô la provenienza dei Tucidide, narrando l'islesso falto , sog-
siculi dal Lazio, ut annales noHri veteres giunse che passarono in Sicilia inseguili da
dicunt. I'linio, III, 5, Solino c. 8. e Ser gli osci, il cui nome era talvolla preso nel
vio XI, 317, parlarоно del loro dominio seiiso generale d' italiani. L' emigrazione to
antico. Non fu il loro territorio rislretto tale di quelle genli segui, seconde Ella-
al solo circondario del Tevere, ma si eslese nico di Lesho e Filisto siracusano, un se
in inolti altri Inoghi d' Italia ancora. Le cólo circa avanti la caduia di Trola
parti dell' Appennino, ove poi sorsero Fa- E Niebuhr (I. c.) dicea: gli scrittori ro
leria e Fescennia, città toscane, fecero parte mani riferivano che gli antichi abitanti délie
del loro dominio ( Dionisio I. 21,), di cui rive del Tevere inferiore, erano siculi, che
sussistevano altre notabili tracce a' tempi abilavano Tivoli, Palería, e una moltitudine
(i) Niobnhr opina /¡iraní e siculi, valer lo etosso Mullcr, istoria universale, cap. XIV.
como Acqiutni cd Acquuli- T. i, pag. i56, nota, Sccoudo Dionisio di AlicarnasBO—Antiq. Rom. I*
5oS. Per roo la genrsi de' popoli del regno d' Ita 6. II—l'oracolo di Dodona avea detto a'pclasgi: an
lia, como oggi la considerianio, 6 la seguentc: ata- dar/tero alia Ierra de'sicoli, e propriamente a Co
lanti, pelasgi, ciclopi, sicani, siculi variamente o- tila dcgli aborioini, ove Fisoletta on'leggiava; che
migrati e inunigrati rannodantisi fra loro. Questa portati da' venti ad un'imboecntura del Po, denomi-
gem-si è qui lemmatica , largamente esposta nella nata Spinclo, lasciarono le sattere e un presidio, si
Prolostosi. avviarono per l'Umbria, с superati i monti, giunsr-
(a) 1 siculi, caeciati da' pclasgí o dagli abori- ro al Vclino, от'era ondeggiante Pisolelta di Cotila.
gini, lasciarono I'Italia с si riunirouo alia tribu Ivi si formarouo , pattitarono cou gli aborigini, »;
do* sicani, a pib dell'Etna nell'isola fertile, die congiunli guerreggiarono ed cspulscro i sicoli.
da essi prose nouie di Sicilia.