Page 21 - Raccolta amplissima di canti popolari
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            ceppo. II primo с lo serillo , o questo di  gnarosque oscœ linguce êxploratum quid
            due maniere, cioè semplice, andante, facile  agalur mittit (3).
            negli scrittori del buon secólo e délia citià  Sono quiiuli da ricercarsi le fonti dalle
            di Roma, primo fra tutti Cesare ; più arti-  quai i atltngerc ¡I parlar vulgare e la r.or-
            fizialo negli scrittori provinciali, non esclu-  rispoiulenza fra esso о Г atiualo Siciliano :
            Bo Cicerone arpíñate, e Seneca spagnuolo.  e a quest' uopo provvedono i comici, che
            II secondo in uso fra' patrizii, fra'dotti, in  descrivono la società quai essa si trova;
            Senato, nclle tribune, come qucllo de' no-  gli scrittori cristiani, i qtiali a diffondere
            stri predicalori, avvocali, magistrate inteso  la parola di vila fra le genti, preferirono
            dal popólo, ma del quale esso non sa va-  la lingna intesa dal popólo, tanto per imi
            lersi per manco di conoscenze e grammati-  tar G. С, che non di poteiiti o dotti, ma
            ca. Terzo finalmente il volgare, che Quiti-  si circondô di poveri analfabeli , quanto
            tiliano diceva quotidian') , Planto plebejo,  perché non era chi quella ignorasse ; ne
            Vegezio pedestre, Sidonio usuale , e tulli  le opere de' classici trascurereino; in que
            rustico. E Gellio avverliva: quod nunc au-  sto valendoci delle ricerche nostre e di chi
            tem barbare quamquam loqui dicimus, id  ci ha precesso nella presente investigazionc,
            vitium sermonis non barbariun esse, sed  come Qttadrio, Font.inini, Enrico Stefano,
            rusticum, et cum eo vitio eloquentes ru  Bonainy, Cantó, G ravi na, Mazzoni, Toselli,
            stica loqui dictilabant (1). Marziale invi -  Foseólo, Palmeri etc., e studiandoci di es-
            tava il leggitore a ridere di quelle voci, mo  ser brevi.
            strando non lordar la sua penna nel fango  Siccome la differenza più app.irente tra
            del volgo: Non tam rustica, delicate lector,  il latino e il volgare sla nolle terniinazio-
            — Rides nomina ? E s. Agostino, che ap-  ni, noi troviamo fra gli antichi pneti voci
            pieno conosceva il volgare , come attesta  terminate alla sicula a dispelto della graui-
            Èrasmo, e ben si vede da' suoi sermoni pel  matica : scrissero di un modo, e pronun-
            popólo, dalla sua contesa con Massimino,  ziarono di un' altro. Cosi : JVuitc magnum
            dalle concioni con cui purga la faina dei  accingor verteré Meonidam , ove bisogna
            chierici, e dal ragionamento mercó del qua  leggere mugnu e non ilagnuM per aver
            le, co'suffragii del popólo, disegna il vesco-  la misura del primo dattilo deü' esametro.
            TO successore ; s. Agostino nella discetta-  In Lucrezio si trova: Tum mare velivolum
            zione tra lui, sua madre, Navigio , Trige-  ßorebat navibuS pondis, e ancor qui è me-
            nio, Licenzio , Lastidiano с Uustico sulla  stieri pronun/iore navibxt lasc.iando la s
            Vita beata, fa distinguere a Navigio il par  per aver una sillaba breve. Ne' frammenti
            lare latino dal plebeo : sermone vulyari,  di Ennio, INevio. Lucilio scorgesi fréquente
            quident, et male latino (-2). Tito Livio nel  elisa la consonante alla line delle parole.
            libro X, cap. XIII narra un falto singóla-  L' uso prevalea aile leggi letterarie.
            re per cui si vede nun lutli a Huma aver  Del pari troviamo manlellum, mantel-
            pratica della favella osea di cui compone-  lo ; porcus , porco ; essere per esse; ver-
            vasi in parte il latino. Quando il console  nus per hyems ; minada per mino} ; ba-
            Volunnio, neir anuo 456 della cilla, acco-  tuere per percuterc ; bucea per os ; bel-
            st6 al campo nemico nel cuor della not-  /ns per pulcher ; jornus per dies; stra
            te , a conoscerne le forze e le inlenzioni,  ta per via; nano per pumilio ; carrada
            mando esploratori ebe Г oseo conoscevano:  per currus; prestilus per mutuus: parenti
             (i) mu, 6.                        la grammaticn, da* prepetlori, ncssuno dc'quali ap-
             (я) Liber nuns, g го.             pnrtiene al vulgo. ( Quint, lib. i, cap. VII.  Cice-
             (3) Uno doi più illustri о venerandi sapienti di  ronis I'l'i.l. Orilt. I. 111. ).  II doppio  error» del
           Italia, G. B. Niccolini, nel  suo discurso  intorno  NiceoHni o stato chiarito, per la  parte moderna,
           n Quai parte aver passa si popólo tiellaj'onnazio-  da quanti filologi ha Г Italia, i quali opinano una-
           nc di una Itngita ,  voleudo infirmare lo soiitonze  nimi esser  vrro qunnto  Г Alighieri testificara , o
           di Dante Alighieri coutenute iu'1 tr.itlnto del Vol  dallo stesso Niccolini, il qunlc o parla e seiivo in
           gare eloquio, ch1 cgîi  vitupera come  vendetta  di  modo ditiorme delle treeehe o de1 salumai di Mér
           ghiheiliuu  concítalo sdeguo , nega Г esUtenzn del  calo vecchio: per Г an tica di quanto ahhiaino cen-
           volgare áulico o pleiteo non solo per uni ,  ma si  nnto nel testo, с da Ludovic» Muratori, che par-
           pare per i romani. A dimostrarlo si vale del fado  teggiö sempro per  la vorilá ,  e la resé imlubbia
           di Cicerone, il (piale da un  mntinaro  appreso il  con le prove da lui addottc nella XXXII disserta-
           Valore della fra<c inhibere remos , ( rivoljçorc coi  zione delle antichitA itnlbne, ch'io non ripeto, ma
           romi la barca da prora a poppi); quasi Cicerone  racenmamlo al lottore di rileggcre, o ritcuerlo co
           avesso potuto appretidere quclla frase in Sennlo, о  mo so qui 'ossoro interamonte trasfitse.— (.tuest' os-
           » patrizii avosscro potuto essore marinari. Qucsto h  servazione sia segno di rispotto a quoi somma: 1а
           un sofisma d i non ouorarsone un  filosofo , imen-  opiiiione di  qualsiasi altro avrcmmo  sprcuato. —
           tito dallo itesso Cicerone ,  il quale  chi.iro  parla  Opero di G. 11.  Niccolini , Fircoio iSS», t.  Ill,
           delta ncccwUl di appreuderc il latino da'libri, dal-  p. i4*i.
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