Page 122 - Raccolta amplissima di canti popolari
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L. VIGO A C. NIGRA                   119
   ttdtUi da altri più usent i о пин fortunali  Bibuia, ad Ensebio, a ïncidide, a Diüdoro
   (Lo. IX/; se il Drusi, il più anlieo Ira ili  siculo, Dionigi d' Alicarnasso, Erodoto, Pli-
   essi, fiorito prima del 120J, rongiunse il  nio, S'rvio, bolino, Ellanico di Lesbo, Fi-
   prisa il parlare siciliano con il toscano,  lislo di Siracusa, Pulibio, Aulo Gellio, Ari-
   già preesisteva una seuola italiana alla pro-  stolile, Antioco, Servio, Livio ее., ea'do-
   pi»u:one del proveníale.  Perché le tesli-  eumeuti e montiuieuti sopravvissuli e spet-
   nbuianze di Dante sonó suggello da far  tanli alia numismática, all' epigralia, a ri-
   iffljiulolire tutti i visionarh, ed entrauabi,  cordi stonci qua e là sparsi e cennati , e
   t più il secundo, era vissuto luugainente Ira  giovandouii delle allinenze etnograüche, ce-
   i provenzali , e non è chi possa colparli  rainiehe , aichitetlonicbe e religiose. Altra
   (i'ignoranza o pirzialitá.         mia abitudine si è non far pompa inutile
    E le altre considerazioni e confronti sto-  d' ¡Ilusoria erudiztone, per cui cito quegli
   Tiá e cronulogici, a raiglior uopo riserbo.  autori, che reputo indispensabili, e a pre-
  Perianto mi perdoni il mió benigno critico  ferenza gl' ilaliani : i moderni mi valgono
  se mi trovera impenitente, finché non avrà  a couferma de^li antichi , e me ne giovo
  dbiostrato con document! essere esistite le  per quanto concordano con le mié convin-
  Joe epoche asserte dal Balbo, cioè prima  zioni. Difatti non trova nel mió libro adot-
   1j ¿Iraniera e po¡ la nazionale, e che tulla,  late per intero le opinioni altrui, e spesso
  cioé nessuno escluso, la nostra corle poeto  si aceorge ch' io fo parte da me stesso. E
  ¡ia in francese, s¡a iu proveníale , a sua  qu; mi conceda quest' ultima dichiarazione,
  scella e talento (1).               un necessario memento. La Sicilia è in Ita
                                      lia , ma ne' commerci letterarii non ne fa
                                      parle ; beu disse P. Kmiliani Giudici, noi
                 HI.                  in ciô essere lontani dall' Italia, più assai
                                      che non lo sia Calcutta da Londra: io me
                                      dito e scrivo in Aci, e le diffieoltà di co-
    \olgiamoci a' dubbii del Nigra sull' ori-  noscere appieno il niovimento intellettuale
   fia* della lingm: e priinu permelta che gli  europeo mi si accrescono; i nostri oslacoli,
   fiunifesli non aver io nienomamente lavo-  le sptne, le torture che ci marlirizzano, noi
  ttio su Quadrio, FonUnini, Enrico Stefano  le sappiarno, e i piemontesi e gli stranieri
  ce, sulori che neppur nomino: avvegnache  non possono nè immaginarle, né valutarlel
  l^sto sarebbe slat i contradiré le mie abi-  H mió benigno critico non crede che uni
  ii>lnii dacehë mi occupo di studii slorici.  ra génie abbia popolila V llalia dalle Ai-
  Vtoero i moderni, meno gli stranieri degli  pi al mure: nè io voglio col inollo discu-
  •blíani quando si tralla di avvenimenti no-  tere inforsare il fatlo. Se sla agli aborige-
  tbi; li consulto i|natito più posso, ma mi  III propugnati da Dionisio, Festo , Solino,
 ; ütengo agli antichi, e quauto più m' é da  Caloñe, Giusliiio ce. o alle origin! italiche
  lo coevi aglí avvenimenti, che narro, svol-  bibliche sosteiHlte da molli e dal suo Balho,
  tJ o disatnino. Cosí genipre mi ha consi  siamo d' accordo. I.' anliro popólo italiano
  ento la Critica, mia décima musa. Difatti  frantumato in cinqnantadue minuzzoli da-
  íjli vede come ne' Prolegomeni a'Canti po  gli erudili notomisti, usava, come oggi, va
  pulan siciliani interamente mi appuggio alia  rie favelle cognate all' italo-siculo о latino,


   íi) Non appena lessi net Sommario di Balbo que-  dul>itnre della povcrta dei mioi studii, che della di
  •U »Irana sentenza, dubitando di me raedesimo, e-  lei U'sliinoninnzu. К pcrch'ella »i compiaccia aprir-
  t?ryti il mió dul'hio ai piii dotti storici siciliani, с  ini le fonti dalle quali .iltinso la pelli-grma notizia,
  aúaúmameale xni mostrarono la luro maraviglia.  le dirigo la presente, pregándola d'illuiuinarmi .
  Qttiadi diressi al Balbo la aeguente letters, che un  t Kon lc chiedo perdono di quesla necessaria e
  **о adato aoiW iuiposlava a Genova a fargliela  franca dimanda, ma bene sarei alato in colpa so l'a-
  P*«fmre subito e si?ura: t N'>bilissimo Signore ,  vessi contradetto sonsa provócame anticípalo ichia-
  *el di leí Sommario della Storia d' Italia L. IV. ф  rtaiento.
  53. » legge : infrancesc poelarono Federico [le  с Colgó quest'occasione per significarle la mia am-
  tae*o la sua corle siciliana-, pri:na che visipoelas-  mirazione per questo di lei libro, с il mió rispetto
  ** * sericesse in italiano. Questo falto mi è inlc-  per la di Ici persona, che tanto ha giovato e gloriGca
  f*svnte nooro, nessuno degli autichi , a mia jioti-  questa palrii comune. A mérito cosi sublime non
  ^ioela»cio ricordo, De document! che provino ta-  puo tributaro altro oinaggioil suo ce. i
  * fvioñtá ho mai cooosciuto. — Devo intantn toc-  II Balbo non rispóse, por cui propos! il duhbio al
     Г istrsan argomento, e so mai discord.то da  la p. ia notas, dei Prolegomeui, e Nigra ne assuu-
    il pobblico Ierra come errónea la mia sentenza;  eo la difesa, ed io ho tentato dimostrare Г erroro
   *^ia aeró incerto del vero, perché pieuo di riveren-  del Balbo, troppo corrivo a prestar fede alia stra-
   u P*r la di lei itorica leverità, ioclino meglio a  niera super&ciatita.
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