Page 121 - Raccolta amplissima di canti popolari
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             feminilo secólo degno di si fatte glorie ven-  oltro a qnelli, che oggi aggiungo nella pre
             dereccie. C.ostoro non costituivano la corte  sente ristampa. Perché i poeti dell'Alta Ita
             di Federico , e nulla avevano di siciliano ;  lia trasfusero Г afis provençale nella lo
             nè i nostri padri allora si lasciavano fácil  ro letteratura, come si "vede ¿*l loro canti
             mente corromperé come lo addiinostrarono  popolari , a simiglianza degli scritten l'i
             nel 1282. Federico fu allevato e cresciuto  questo secólo , i quali dimentichi dei loro
             da Costanza di luí madre , palermítana e  eterni modelli. la afforestierarono.
             agli stranieri avvereaj la quale certo non pli  Né ció maravigli, poichè in quel tempo
             parlava lingue forestière allanándolo; ven-  antico gli stessi poeti provenzali scriveano
             ne a Palermo appena di tre in quattro an-  in italiano , e ancora ricordiamo le poésie
             n¡, ove continuó ad usare la lingua del рае-  di Rambaldo di Voghera in nostra favclla,
             se, e quale essa si fosse l'ho dimostrato con  e vi fu tempo in cui i francesi s'invagliiro-
             rnolli, e lo comprovorù con altri documen-  no del nostra Parnaso, e tolsero a loro mo-
             ti ; ebbe maestri di lingue morte e vive ,  dello il cav. G. B. Marini d' illaudabile fa
             tra queste probabilmente di provençale ,  ma, il quale , meglio che Dante Alighieri,
             cosi come oggi i monarch i apprendono il  si affaceva all'indole loro.
             francese; ma pensö in siciliano, e tanto  I popoli non rado si irnitano seguendo i
             amó questa lingua, che per la sua propa-  propri istinti ; ma nel 1 "-'00 Г elemento ol-
             gazione fondo 1'Accademia. E l'istesso Fau-  tremontano contagió l'Italia dall'Alpe al ma
             riel non piló ció iiiegare; onde alla p. 251.  re, perdendo sempre influenza e moto quan
             del t. 2, dice: Federico II imperntore, na  to più si accostava a Palermo, da dove lo
             to ed allevato in Italia , era italiano per  repulsava la natural sede e indole della lin
             madre, italiano per lingua, per senlimenti  gua e delle prische tradizioni e reminiscen
             ed affetti (1).                     ce elleno-itale. Da ció probabilmente la snp-
               Fauriol speculó le dueepoehe, che copió  posta mancanza dei canti cavalleresebi d¡il-
             í individualizzô il Balbo, ma ó qiiesto un  la Toscana a Sicilia (2). Perché il primo
             grave errore in quanto alla Sicilia, e ció  poeta provenzale venuto in Italia, seconde
             nitre alle ragioni sopradette, per le seguenti.  l'istesso Fauriel , fu Ogero di Vienna nel
             Perché regnando il Conte Ruggiero la reg-  1154, e non oltrepassó Torino, mentre già
             gia di Palermo suonava di canti; le epigrafi  in Sicilia preesislevano prosa e poesía vol-
             sepolcrali anche prima délia venuta dai nor-  garî. Perché l'istesso Fauriel, duca e mae
             manni cominciavano a scolpirsi sul marino  stro del Balbo . non registra un solo sici
             in lingua volgare ; Ciiillo che fiori prima  liano che ahbia scritto in provenzale, se e-
             del 1201) fu precedulo da non pochi poeti,  inendi l'errore près" per Federico II. Porche
             come è staio oramai comprovato.     egli stesso confessa che quando i proven
               Perché Г istesso Fauriel si limita a pre  zali valicarono le Alpi, t'n Italia vi era gih
             tendere che dopo il 12!Ю gl'ltaliani coinin-  una letteratura vívente e diaWlti non so
             ciarono a cultivare la lingua e la poesía pro-  lo pnrlati, ma scritti, t. 1. p. 215. Perché
             venzale , mentre come ho cennato erano  gl' Italiani , e niolto meno i siciliani origi
             circa due secoli da che nui avevamo poesía  nal! maestri di tutti, non avrebbero adotb-
             o prosa volgare. E tralasciando tutt' altri  to una lingua stranicra, noninlesadal po
             esempü , si leggono nellu mía llaccolla pa-  pólo, né dalle innamorate per cui poetava-
             recchi canti dell' época normanna e forse  no. Se in provenz.ile, in francese, ¡n arabo,
             anteriore ; tali sono:              in ledesco dettarono qualche baílala o ser-
                                                 ventese o strainbotto , furono scritture an
                Vurria iapiri linn1 nbitB la 'nvemu.  hebe, dotte, e la storia lo tace, nè vi son
                Di 'na ftncstrn s* affacriau la luna.  nionuinenti : come oggidi sentíanlo le Acca-
                Vurria sapiri eui ti tnni forli.
                Di la grau lurri sona la campana.  demíe poliglolte , che non irnmulano affal-
                Trnsinu li írnleri 'ntra l'alermu.  to la lingua. Perché, se è vero quanto dice
                Allirizza, fidili cristiani,     il Fauriel, che Folcacehiero de'Folcacchieri,
                                                 Fia Pacifico e Lucio Drusi, dei siciliani non
             di già pubbücati nella prima edizione ,  parla, dovettero essere e furono infatti pre-

              ( i) V. Ricordano Matpspini, Stnrta Florentina ,  10 Cortí d'Itnlia usavnno pure fréquente i Trovalori,
             е. XII. vol. VIH. .SYríp». Ker. liai. p. n53. —  né si tardó ad eniularli. Folchctto di Mnrsiglia fa
             Francesco Pipino Chi on: с: XI. vol. IX. Ivî, р. 6!íi.  11 primo italiano , che verst'ggia^sn in proveníale :
             Giovanni Villani T. VI, c. i. с ñola costoro емгге  altri gti tonnero dietro d'oçni contrada e più ovl-
             guclfi marci.                       Г nlt.i Italb, ove il cuiilatto coi Provenzali e /a /on-
              (2) \¿ni mi è bello traserivore lo parole «li C.  tananLa del рае 1 sieido, in rui gentivasi la рос-
             Cantù, Ht. univ: t. S. p. ioo£. с ÍVei pnlnixi e nel-  fia dei si facera lueglio dispoiti a quel varaeggiare.
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