Page 93 - Sotto il velame
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di, vedono Gesù che camminava sopra il mare e si faceva presso
la nave, e temerono». E qui il racconto comincia con «l'aer
bruno», come quello di Dante. Forse dunque Dante volle che si
pensasse a un suo camminare sulle acque. Altra volta egli passa 210
«un bel fiumicello... come terra dura». Ma qui è caduto, ma qui è
come morto, qui, anzi, muore.
Oh! se fosse lecito penetrare nella mente del poeta, in quella
mente, e cercarvi le parole che non disse e le imagini che non
espresse, e che egli portò con sè nell'eterno silenzio, come Miche-
langelo le statue che vide nelle rupi e non vi scoperse! Se fosse
lecito! Una nuova schiera s'aduna già nella ripa, venendo dalla
prima morte, per passare alla seconda. Il ramo mette a ogni battito
di polso, nuove foglie. Le foglie secche, rifiuto della vita e della
morte, mulinano nel vestibolo che ha aperta la porta, donde viene
un fioco lume. La barca di Caron vanisce via per l'onda bruna. Ed
ecco colui, che, al soffio del vento e al lampo vermiglio, è caduto,
si rialza con gli occhi chiusi e, insieme all'ombra del poeta morto,
scivola sull'ombra e passa. I dannati che aspettano la barca e gli
altri che desiderano invano di passare, si volgono, battendo i denti
e anelando tra la corsa, a lui, e dicono certo quello che i discepoli
di Gesù: È un fantasma! E il fantasma si trova di là. È dritto leva-
to. Riapre gli occhi, che trova riposati dal breve sonno che fu una
morte; guarda. Nulla. Non discerne nulla. È sulla proda della val-
le d'abisso, donde sale un tuono infinito.
Ma forse noi dobbiamo ricorrere all'altra sacra narrazione;
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quella del Phase. Faraone , che insegue il popolo ebreo, è in
Phihahiroth contra Beelsephon. Gli ebrei hanno il Mar rosso da-
vanti, e alle spalle i carri e i cavalieri d'Egitto. Grande è il loro ti-
more. Nella notte l'angelo che li precedeva, si mette dietro loro e
con lui è la colonna di nube; ed era «una nube tenebrosa e che il-
luminava la notte». E Moisè stende la mano sul mare, e il Signore
210 Inf. IV 108 seg.
211 Exod. XIV.
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