Page 98 - Sotto il velame
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quella non era morte e non era vita; cioè che era morte e vita nel
tempo stesso: morte al peccato e vita a Dio. Ma, per essere più
precisi, forse sola quella dell'alto passo, fu morte; morte generica
al peccato generico. Le altre sono «sepultura». Invero, dopo quel-
la morte, come Gesù morì e discese agl'inferi, così Dante agl'infe-
ri discende. E gl'inferi sono, come egli dice, la tomba; e v'è in
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essa un vermo reo, più vermi, e aura morta e sucidume e notte .
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Ora dice S. Ambrogio, riportato da quello che egli convertì :
«Noi vediamo come è la morte mistica: ora consideriamo come
ha da essere la sepultura. Chè non basta che muoiano i vizi, se
non marcisce la lussuria del corpo e non si dissolve la compagine
di tutti i vincoli carnali. C'è, dopo la morte al peccato e la natività
a Dio, ancor da fare: dobbiamo prima di tutto dissolvere, distrug-
gere la concupiscenza . E invero vediamo che Dante cade come
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corpo morto nel cerchio della lussuria, a breve distanza della pri-
ma morte mistica.
E quel cadere simboleggia ciò che S. Ambrogio dice, seppelli-
re il peccato, dopo averlo mortificato.
Ma questo mortificare è un vivificare. Bene S. Agostino co-
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menta le parole di Anna profetessa. «Il Signore mortifica e vi-
vifica, conduce giù agl'inferi e riconduce su»; le comenta coi pro-
fondi concetti di S. Paolo. Mortifica, come mortificò il figlio; vi-
vifica, come vivificò il figlio. Perciò lo scendere agl'inferi Dante
narra, come un tornare alla vita per via della morte; morte alla te-
nebra, alla concupiscenza, alla malizia. Non ascende, come dice
lo Apostolo delle genti, su tutti i cieli chi non discende negli ulti-
mi abissi ; cioè Gesù ascende perchè discese. E come lui, ogni
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uomo che farà quel ch'esso fece. E come lui, Dante; che ora di-
scende per ascendere; e muore per vivere; e visita l'inferno per
218 Inf. XXXIV 108, VI 22.
219 Aug. contra Iul. Pel. II 14.
220 Aug. ib. VI 42.
221 Aug. de civ. Dei XVII 5, 5.
222 ad Eph. 4, 9 e 10.
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