Page 95 - Sotto il velame
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sull'onda morta; come l'arca sul diluvio. È la croce, il legno della
croce: non si può dubitare.
Ma il poeta, sempre coerente, non spiega il mistero, che, con la
spiegazione, non sarebbe mistero; non ci narra quello che egli es-
sendo come morto, non potè vedere e quindi non può narrare.
Non ci dice come materialmente con la croce o sulla croce pas-
sasse, al modo che non ci dirà come nel limbo ci sia il lume e non
ci sia, ci siano tenebre e non ci siano. Certo quel passo dell'Ache-
ronte è la morte mistica e la figurazione del battesimo, ed è con le
circostanze del camminare di Gesù sopra le acque e con quelle
del Phase degli ebrei, col vento forte e con la notte e col lampeg-
giare e con le acque. E c'è la terra che trema, come tremò alla
morte del Redentore: e la terra si mosse e le pietre si spezzarono e
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i sepolcri si apersero : e c'è la croce su cui si traversa il mare del
secolo e del mondo e delle tenebre e del peccato e della morte.
V.
E Dante si trova di là e discende nel cieco mondo. Virgilio gli
è di guida per l'oscura contrada che a lui è pur troppo nota. All'en-
trare nel vestibolo Dante ha bisogno di conforto, chè sospetta e
invilisce. All'entrare nel limbo, smuore, Virgilio. Non è tema, è
pietà: pure può sentirsi per tema. Nel fatto, Dante mancava, nella
selva, di libero volere, come se lume non avesse avuto, e Virgilio,
nella sua vita lontana, quel lume non aveva avuto, e perciò non li-
bero volere, non ragione di meritare.
Ora Dante aveva mortificato la sua viltà all'entrare nell'inferno
e nel passare tra i vili, e aveva racquistato intero il lume, morendo
della morte mistica che è una seconda natività. Misticamente egli
ha subìto la morte di Gesù. La terra trema per lui, come tremò per
il figlio di Dio. Come il figlio di Dio, discende. Il legno della cro-
214 Matth. XXVII. Cfr. Luc. XXIII (dove sono anche le tenebre).
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