Page 102 - Sotto il velame
P. 102

via per la piaggia diserta
                              sì che il piè fermo sempre era il più basso.

           Ed ecco una lonza: Essa è leggera e veloce, coperta di pelle mac-
           chiata o gaietta. Faceva come il cane, che scacciato corre via e
           poi si rivolta con insistente abbaiare al passeggero:


                              e non mi si partìa dinanzi al volto,
                              anzi impediva tanto il mio cammino...

           Questo cammino era quello dell'animo, che fuggiva dal passo del-
           la selva e cacciava verso il colle; dell'animo che già discerneva,
           dell'animo in cui era un poco quetata la viltà o paura. Ora se la
           paura è lo stato dell'animo privo della prudenza, e perciò delle al-
           tre tre virtù cardinali, ossia d'ogni virtù, è naturale che cessi al fi-
           nir della notte, s'ella era connessa con quella notte; ma non cessi
           del tutto; chè se il cessar della notte significa il ritorno pieno della
           prudenza, il riapparire della prudenza non significa il riapparire
           delle altre virtù; sebbene ne dia indizio e speranza. Perciò la pau-
           ra fu soltanto «un poco, queta», la paura 228


                              che nel lago del cuor gli era durata
                              la notte che passò con tanta pietà.


           Or l'animo che cacciava verso il colle, trovò un impedimento nel-
           la fiera alla gaietta pelle. Ma era il principio del mattino e stagio-
           ne di primavera, sicchè Dante sperava bene, quando gli si presen-
           tò un leone

                              con la test'alta e con rabbiosa fame,

           da spaventar l'aria; e poi una lupa magra e avida, che

           228   Inf. I 19.


                                         102
   97   98   99   100   101   102   103   104   105   106   107