Page 107 - Sotto il velame
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il pasto ha più fame di prima; dell'uno dà paura la vista; l'altra
porge gravezza con la paura ch'esce dalla sua vista. Come queste
due fiere che vengono insieme e sono così simili, non sono la be-
stialità e la malizia, che sono aggruppate insieme e tanto tra loro
simili, che fanno una sola malizia? la sola malizia, che dall'aquila
è chiamata veleno?
Le due ultime fiere non impediscono solamente il cammino.
La lonza, sì; solo impedisce. Dante è più volte tentato di tornarse-
ne, per quella, diremmo, noia di aver sempre avanti quella fiera.
La snellezza e molta prestezza le servono, pare, per allontanarsi
quand'è scacciata, e poi ritrovarsi di nuovo sulla via di colui che
sale per l'erta. Il fatto è che, sebbene Dante più volte si volti per
ritornare, non ci narra che in queste tante volte la lonza l'abbia
mai offeso. Le altre due, e specialmente la lupa, gli si fanno in-
contro col proposito di offenderlo. Mentre noi supponiamo che
Dante, non ostante la lonza, avanzi sempre, noi vediamo che, per
via della lupa, arretra sempre.
Perchè? Perchè la lupa, e anche il leone, s'intende, non impedi-
scono soltanto, ma uccidono: la lupa
non lascia altrui passar per la sua via,
ma tanto lo impedisce che l'uccide.
La lonza impedisce, anch'ella, il cammino, ma non al punto d'uc-
cidere: tanto è vero, che per l'ora del tempo e la dolce stagione
Dante è indotto a bene sperare, e riuscirebbe a salir l'erta. Or dun-
que le due ultime fiere hanno il proposito di uccidere, di sbramare
l'uno la rabbiosa fame, l'altra la fame insaziabile, con le carni del
passeggero. Ebbene come non raffigurano esse la malizia, che ha
appunto un fine d'ingiuria, che l'incontinenza non ha, e questo
fine adempie o con forza o con frode? e così si distingue in vio-
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lenza o bestialità , che torna lo stesso, e frode?
237 Per ora rimando il lettore alla mia «Minerva Oscura», in cui è provata, mi
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