Page 110 - Sotto il velame
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o con forza o con frode altrui contrista.
(Dante piange e s'attrista e grida per la lupa, non per la lonza).
Ma perchè frode è dell'uom proprio male
più spiace a Dio.
Malizia è di tutte e due le fiere: del leone e della lupa; e di tutte e
due le disposizioni: della violenza e della frode; ma la frode ha un
male in più, come malvagia e ria è la lupa.
III.
Dante, nel ragionamento intorno all'ordine dei peccati nell'in-
ferno , ha due autori avanti al pensiero: Cicerone, per la divisio-
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ne della malizia in violenza e frode, Aristotele per la triplice di-
sposizione che il ciel non vuole. Egli le fonde insieme, facendo
un po' forza, a dir vero, alla dottrina d'Aristotele; e pareggia la
matta bestialità dell'Etica alla malizia, anzi ingiustizia, con forza
(vis) del de Officiis. Ora questo è il luogo di Cicerone, che Dante
poteva leggere ancora nel Tesoro di Brunetto e nel Moralium
dogma : «Poichè in due modi, cioè o con violenza (vi) o con fro-
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de, si commette ingiuria, la frode par come di volpe (vulpeculae),
la violenza, di leone: l'una e l'altra alienissima dall'uomo (cioè
straniera all'uomo, disumana); ma la frode è degna di maggior
odio». C'è qui la divisione della malizia, come Dante chiama
quella che Cicerone chiama iniustitia, in violenza (vim) e frode, e
anche il cenno della maggior gravità della frode. E nel medesimo
243 Inf. XI 16 segg.
244 De off. I 13, 41. Nel Moralium dogma: La truculenza si divide in violenza
(vim) e frode: la frode par quasi di volpe (vulpeculae) etc. Il Moralium
dogma è nell'ed. italiana del Brunetto Latini del Sundby.
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